Non tutti sono pronti a rientrare a scuola: è il caso della comunità cinese di via Sarpi. La gran parte dei genitori della chinatown milanese non manderà a scuola i propri figli. I motivi sono di natura culturale, ma anche organizzativa.
Famiglie numerose e paura del contagio
Nella tradizione cinese è usanza comune far convivere più generazioni sotto lo stesso tetto. Quindi bambini, genitori, ma anche i più fragili nonni. «Vogliono vedere come evolverà la situazione e avere maggiori certezze, hanno paura del contagio – racconta una delle poche residenti cinesi ad aver mandato il proprio bambino all’asilo -. Poi è una nostra tradizione vivere in tre o quattro generazioni sotto lo stesso tetto».
Il confronto con le regole cinesi
Oltre alla paura del contagio, alla base del timore cinese cìè la disparità di regole intraprese tra l’Italia e il loro paese d’origine. In alcuni casi le norme anti-Covid del nostro paese vengono considerate troppo lascive. Ad esempio, la possibilità per gli studenti di togliere la mascherina al banco non è vista di buon occhio dalla comunità cinese.
«Mentre là, per ovvi motivi, c’è stato un rigoroso rispetto delle leggi e dei regolamenti, qui si percepiscono aspetti ancora poco chiari o libere iniziative che spaventano», spiega Angelo Ou, imprenditore sino-italiano e figura di spicco della comunità a Milano.
Ma cosa rischiano le famiglie a non mandare le proprie famiglie a scuola? Trattandosi della scuola dell’obbligo esistono anche ripercussioni a livello legale, alle quali molto probabilmente le famiglie cinesi dovranno far fronte se si ostineranno a non mandare i propri figli a scuola.
Valerio Cipollone, preside della scuola media Panzini, dove uno studente su cinque è cinese, dichiara di non essere preoccupato per tale evenienza: «Alcuni genitori cinesi vogliono capire cosa succederà nei primi giorni. Fanno il confronto con le notizie che arrivano dalla Cina e qui vedono applicare misure diverse che li mettono in confusione. Useranno giustificazioni con motivi personali o familiari per queste prime settimane».