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19. 04. 2024 17:09

La presidente della Commissione Pari Opportunità, Diana De Marchi: «È un momento drammatico, gli uomini aiutino le donne»

Parla la presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano: «Dall’Afghanistan all’Ucraina, i diritti non sono mai per sempre».

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È una festa diversa, più difficile, più sofferta. Diana De Marchi, presidente della commissione Pari Opportunità del Comune di Milano spiega a Mi-Tomorrow qual è il significato di un appuntamento importante per le donne e gli uomini.

Festa della Donna, intervista a Diana De Marchi

Cosa rende diverso questo appuntamento?

«Le condizioni storiche e geopolitiche sono drammatiche, c’è stato l’Afghanistan e adesso la guerra in Ucraina».

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Le donne in questi paesi stanno pagando un prezzo molto alto.

diana de marchi

«In Afghanistan con i vari divieti di andare scuola, di guidare l’auto ne abbiamo una dimostrazione plastica. Dall’Ucraina vediamo le donne che fuggono con i bambini: sono vicende che suscitano un senso di sorellanza tra le donne».

In questo contesto come vi vivrà la festa a Milano?

«Ci sono tante iniziative, segnalo che per quanto riguarda la mia attività in consiglio ho presentato un ordine del giorno in consiglio per promuovere la toponomastica al femminile».

Non c’è il rischio di perdere l’aspetto conviviale?

«Non direi. Ben vengano le donne che festeggiano, che provano la gioia di essere libere, di essere ciò che vogliono».

Magari la festa è diventata un po’ commerciale.

«Sì, ma l’importante è che sia un’occasione per celebrare i diritti delle donne».

A Milano sono rispettati con pienezza?

«Bisogna impegnarsi in continuazione, i diritti non sono mai conquistati per sempre».

In quali ambiti i diritti non sono rispettati?

«Nel mondo del lavoro le retribuzioni non sono ancora alla pari con gli uomini, inoltre le donne spesso devono accontentarsi di lavori precari. Il problema è che con la pandemia questa situazione si è aggravata».

Perché?

«Dal punto di vista lavorativo il lockdown ha colpito i settori del turismo, della ristorazione e della cultura in cui trovavano impiego molte donne. Poi c’è l’aspetto della famiglia: la cura dei figli e degli anziani è gravata in gran parte sulle donne».

Succede anche tra i più giovani?

«La mentalità è diversa, c’è più attenzione ma i risultati alla fine sono gli stessi».

Come dovrebbero vivere l’8 marzo gli uomini?

«Con lo spirito di condividere la vita della donne: credo che sia opportuno che tutti ci impegniamo di più per superare le diseguaglianze ma solo con l’aiuto degli uomini possiamo farcela».

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