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25. 04. 2024 17:42

Figli di coppie gay, Michele Albiani: «Scendiamo in piazza contro questo apartheid giuridico»

Zan, Sala e anche la Schlein, sabato via alla manifestazione a Milano

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Una circolare della Prefettura di Milano, che fa riferimento alla sentenza n.38162 della Corte di Cassazione di dicembre 2022, ha portato alla richiesta da parte del Prefetto della città, Renato Saccone, di interrompere subito il riconoscimento dei figli di coppie gay. Un qualcosa che, ovviamente, ha portato al malcontento di tutta la comunità LGBTQA+, che si sente defraudata di uno dei diritti acquisiti con sforzo e sacrificio sul campo. E di conseguenza è nata la reazione di piazza, con l’associazione Famiglie Arcobaleno che ha annunciato, per sabato prossimo 18 marzo a partire dalle ore 15.00, una mobilitazione in città: «Sabato scendiamo in piazza per dire una cosa chiara: sui diritti dei nostri figli e delle nostre figlie non arretriamo di un millimetro – si legge nell’annuncio pubblicato sulla propria pagina Instagram – Il governo ha deciso di accanirsi contro le famiglie arcobaleno e tutta la società civile deve scendere in piazza a difenderle. Siamo dalla parte giusta della Storia, dimostriamolo».

Figli di coppie gay, Milano scende in piazza assieme a tutto il PD

L’appuntamento, come detto, è per sabato 18 marzo a partire dalle ore 15.00 in Largo 11 Settembre 2001, di fronte alla Prefettura: «Ma ci servirà sicuramente uno spazio più grande, saremo molti di più – commenta a Mi-Tomorrow Michele Albiani, attivista, consigliere comunale e presidente della Commissione Sicurezza del comune di Milano – ci tengo inoltre a sottolineare che, anche se nella locandina della manifestazione non è presente, è stato il Partito Democratico a far partire da subito la mobilitazione di massa». 

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Michele Albiani, foto Instagram
Michele Albiani, foto Instagram

Figli di coppie gay, a Milano il PD scende in piazza con la segretaria Elly Schlein 

Il PD dovrebbe essere rappresentato dalla sua nuova segretaria, Elly Schlein, alla sua prima uscita pubblica dopo la proclamazione di domenica scorsa e alla sua prima manifestazione a Milano da segretaria nazionale. Si attende solo l’annuncio ufficiale, che dovrebbe arrivare nelle prossime ore; un chiaro segnale di come questo tema sia di caratura nazionale, tanto che tra i presenti dovrebbe esserci, oltre al sindaco di Milano, Beppe Sala, anche Alessandro Zan, membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana e promotore della legge omonima contro omofobia, transfobia, misoginia e abilismo.

Figli di coppie gay, la lotta verrà portata in Parlamento 

«Avevamo suggerito di manifestare in Piazza della Scala, poi quando l’organizzazione ha preso in mano la situazione ha deciso di spostarsi di fronte alla Prefettura per ovvi motivi – prosegue concluso Michele Albiani – ho sentito tanti e tante che vogliono attivarsi, sia per la questione, il tema trattato, sia per le parole che sono state utilizzate per descriverlo. Siamo di fronte ad un vero e proprio apartheid giuridico che è sotto gli occhi di tutti. Noi ci siamo, toccherà poi al PD nazionale dare battaglia in Parlamento».

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L’ARTICOLO DELLO SCORSO 14 MARZO 2023 CON LA POSIZIONE UFFICIALE DI BEPPE SALA

Stop alla registrazione dei figli di coppie gay a Milano. «Da oggi, ancora più di prima, mi faccio carico di portare avanti politicamente questa battaglia e di seguire con la massima attenzione ogni sviluppo, normativo e giudiziario di questa complessa vicenda». Con queste parole il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha commentato nel suo podcast quotidiano ‘Buongiorno Milano’ la decisione del prefetto. «Sono pronto a cogliere ogni opportunità concreta affinché continui il cammino di riconoscimento dei diritti di tutte e tutti e affinché Milano ne sia sempre protagonista», ha aggiunto.

Figli di coppie gay a Milano, Sala: «Passo indietro politico e sociale»

«Questo a mio parere è un passo indietro evidente dal punto di vista politico e sociale, e mi metto nei panni di quei genitori che a Milano pensavano di poter contare su questa possibilità – ha proseguito Sala -. La registrazione non dipende solo dalla volontà politica, è un atto che ha a che fare, logicamente, con l’apparato amministrativo del Comune e io, vista anche la presa di posizione della Procura, non posso esporre un funzionario comunale a rischi personali di natura giudiziaria», ha chiarito.

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Figli di coppie gay a Milano, una strada complessa

«La strada indicata dalla Cassazione per assicurare i diritti del bambino, ossia l’adozione in casi particolari – ha detto ancora Sala -, appare oggi in Italia ormai assai complessa e farraginosa. Dovrà dunque essere resa molto più rapida ed efficace per poter dare una risposta ai numerosi problemi giuridici che tornano ad essere irrisolti – ha aggiunto – e soprattutto per garantire, come chiede anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, pieni diritti al bambino oltre che alla famiglia che lo ha voluto e in cui vive».

Figli di coppie gay a Milano, la reazione della comunità Lgbt+

Lo stop imposto dal prefetto ha ovviamente scatenato le più disparate reazioni politiche. Tra queste quella del Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista. «In risposta alla circolare del Ministero degli Interni – ha dichiarato il portavoce Fabrizio Marrazzo -, che vieta le trascrizioni degli atti di nascita, chiediamo al sindaco Sala ed agli altri sindaci di fare disobbedienza civile e trascrivere i certificati di nascita, come in USA negli anni ’50 i sindaci che si opponevano ai divieti dei matrimoni interrazziali. Quando, una norma è ingiusta e discriminatoria chi fa politica deve avere il coraggio di disobbedire».

Figli di coppie gay a Milano, la reazione di Pro Vita

«Finalmente a Milano viene ripristinata la legalità e il contrasto all’utero in affitto quando commesso all’estero». Ha affermato il portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, Jacopo Coghe. «La circolare del prefetto è un passo in avanti di civiltà e buon senso, perché chiude le porte a politiche ideologiche che minano l’infanzia dei bambini e soprattutto non lascia spazio a interpretazioni che rischiano di aprire la strada alla pratica disumana dell’utero in affitto. Il supremo interesse dei minori è e sarà sempre avere una mamma e un papà, non essere l’oggetto dei desideri di avere figli a tutti i costi e venire così trattati come una proprietà da registrare».

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