Mi-Tomorrow Live Story con Maran: «Il Michelangelo è la nostra strategia»

L’assessore comunale all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran, racconta l’hotel adibito alle quarantene: «Noi al servizio dell’emergenza sanitaria. Vedremo quali altri numeri e quali altre necessità emergeranno»

Pierfrancesco Maran
Pierfrancesco Maran

All’hotel Michelangelo di Milano sono arrivati i primi “convalescenti”. La struttura, a due passi dalla Stazione Centrale, è la prima che il Comune ha messo a disposizione per i cittadini che devono affrontare la quarantena e non hanno gli spazi adatti nelle loro abitazioni.

Si tratta di un progetto pilota che potrà essere replicato in base alle esigenze che emergeranno nei prossimi giorni. E per l’assessore all’Urbanistica del Comune, Pierfrancesco Maran, ieri ospite di una diretta Instagram sul canale Mi-Tomorrow, rappresenta il momento in cui si è «sentito più utile in questo decennio in cui faccio parte dell’amministrazione comunale».

 

 

Com’è nato il progetto Michelangelo?
«Ci abbiamo lavorato ventiquattro ore su ventiquattro, partendo dal presupposto che sull’emergenza sanitaria i Comuni hanno un ruolo marginale. Tuttavia, abbiamo provato ad attrezzare una prima struttura, in modo che si possa offrire un’alternativa a chi non può stare a casa per la quarantena».

maran instagram
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A chi vi rivolgete?
«A tutti coloro i quali non possono rispettare i tempi della malattia nella propria abitazione, ma ci siamo preoccupati così anche di medici, infermieri e altre categorie obbligate a lavorare in questi giorni e che rischiano di non avere una sistemazione. Il Michelangelo, per il quale ringrazio la proprietà che si è messa a totale disposizione, è il primo progetto del genere».

Come funzionerà?
«All’interno della struttura sono operativi gli addetti della cooperativa che gestisce i servizi come le pulizie e Milano Ristorazione che preparerà e porterà i pasti per gli ospiti. Dal punto di vista sanitario le persone saranno seguite dall’Ats, da soli non potevamo farla».

Ci saranno altri Michelangelo?
«Ci tenevamo a creare il progetto pilota. Nessuno ora ci sa dire a quale domanda dobbiamo rispondere nei prossimi giorni perché non sappiamo quali altri numeri e quali altre necessità emergeranno. Restiamo al servizio di chi gestisce l’emergenza sanitaria. Il progetto Michelangelo può essere una strategia e, personalmente, è il momento in cui mi sono sentito più utile in questo decennio in cui faccio parte dell’amministrazione comunale».

Condivide il giudizio insufficiente sulle risorse destinate a Milano per i buoni spesa alle famiglie in maggior sofferenza?
«I 400 milioni deliberati dal Governo si trasformeranno tra poco in servizi effettivamente erogati. Sono risorse insufficienti se ci fermiamo qui. Se, invece, sono i primi 400 milioni, rappresentano un passaggio importante».

Si unisce al coro di chi chiede di riaprire il Paese?
«Un piano va fatto. Se non si riparte a produrre, è impossibile mantenere un Paese che, di fatto, è a casa. Apriamo la riflessione».

Come si immagina la ripartenza?
«Dobbiamo reinterpretare le nuove esigenze, anche dal punto di vista della burocrazia. Serviranno sempre di più risposte semi-immediate, badando ai risultati e meno alla forma».

Sulla manutenzione del verde lo stop potrà creare problemi?
«Ci sono stati provvedimenti di chiusura di tante attività giudicate non essenziali. Di conseguenza, anche sul verde pubblico non possiamo garantire il servizio che normalmente viene svolto a marzo e ad aprile. E’ una fase in cui si è scelto di dare la precedenza all’emergenza».

Anche i nuovi progetti urbanistici subiranno ritardi?
«Ad oggi nessun operatore ha rinunciato ai progetti in corso ed è lo spirito giusto, perché edilizia e infrastrutture sono leve strategiche per tutta la Lombardia. Bisognerà adattarsi ad un cambiamento strutturale: noi l’abbiamo fatto, visto che ora le pratiche edilizie si possono presentare al Comune solo online. Ci saremmo arrivati in un paio di anni, invece ci abbiamo messo due settimane».

Pierfrancesco Maran
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