«Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi?», si era interrotto così durante una conferenza dello scorso 12 marzo il premier Mario Draghi. Detto, fatto: la presidente del Consiglio comunale di Soncino in provincia di Cremona, la pasionaria di Fratelli d’Italia, Federica Brizio, ha colto il suggerimento per presentare una mozione con oggetto “Dante e la lingua italiana”.
Nel testo la presidente muove a guerra alla lingua inglese, o secondo le sue parole «all’abuso che se ne fa negli atti pubblici». A maggior ragione quest’anno ricorrere il settimo centenario della morte di dante, motivo in più per tutelare la lingua italia.
La mozione: al bando la lingua inglese dagli atti pubblici
Grazie al sostegno dei suoi colleghi del centrodestra la mozione è stata approvata. «Usiamo tanto la lingua inglese, quando in italiano c’è la parola che corrisponde perfettamente – ha dichiarato soddisfatta Brizio -. Al posto di budget c’è “bilancio preventivo”. Party? Meglio “feste o sagre”, Brainstorming? Utilizzeremo “scambio di idee”. Smartphone? “Telefono”. E al posto di lockdown il più comprensibile “chiusura”. Altrimenti complichiamo la vita i nostri anziani».

Tuttavia la presidente non vuole che la sua proposta passi come una guerra alle lingue straniere. «È giusto che i ragazzi conoscano le lingue perché significa conoscere la storia – ha aggiunto Brizio -, la cultura di quel Paese. Non sono contro la globalizzazione, ma l’italiano è l’italiano. È come se noi avessimo un bel monumento senza farne manutenzione. Un monumento che giorno dopo giorno si rovina. Dante non possiamo mandarlo in pezzi».
E al chi l’accusa di nazionalismo risponde: «La minoranza l’ha messa come se fosse una forma di nazionalismo per il partito che io rappresento. Non è così. La mozione è nata da un principio: l’importanza della cultura. La cultura non è né di destra né di sinistra, è patrimonio di tutti».