Coronavirus, Rezza: «Ecco come comportarsi, ma il sistema Italia non funziona come dovrebbe»

Prova a mettere qualche punto sull’emergenza da coronavirus in Italia il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Iss

«O è sfortuna o qualcosa non funziona». Prova a mettere qualche punto sull’emergenza da coronavirus in Italia il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza.

 

Una situazione da macchia d’olio, che più si allarga e più rischia di fagocitare la psicosi: «Ma, se sospettate di essere entrati in contatto con il virus – chiarisce Rezza – limitatevi a contattare il 112 o il 118: loro sapranno cosa suggerirvi e dove indirizzarvi».

Professore, chi deve fare il tampone e come viene eseguito nello specifico?
«Il tampone viene fatto alla faringe, ma specifichiamo che dev’essere eventualmente ordinato dai medici, non è che un cittadino prende e va in ospedale a farlo di sua spontanea volontà. E, voglio ulteriormente precisare, il tampone può essere fatto eventualmente a domicilio solo su indicazione dell’autorità sanitaria. È molto più probabile che, alla fine, si opti per la soluzione dell’isolamento».

Il virus può essere trasmesso da persone che non hanno registrato sintomi?
«Non si può escludere nulla in questi casi, davvero. Ci sono meccanismi come quello, banalmente, della tosse che favoriscono la trasmissione. Nel dubbio, se si pensa di essere stati contagiati, è fondamentale non farsi prendere dal panico e contattare i numeri di telefono che sono a disposizione di tutti».

Quanto deve durare il periodo d’incubazione?
«In genere il periodo è in una forbice compresa fra i due e i dodici giorni, anche se ho sentito parlare di altre cifre più corpose. In media, direi tra i cinque ed i sei giorni».

Si può essere contagiati attraverso il cibo o toccando oggetti contaminati?
«Escludo categoricamente il contagio da cibo, mentre sugli oggetti contaminati è giusto fare un discorso diverso. Chiarisco con un esempio pratico: se l’infettato si è messo un dito in bocca e noi entriamo in contatto con una superficie toccata dal dito dell’infettato, il rischio di contagio c’è».

Come si spiega che l’Italia sia stata colpita così rapidamente e che oggi sia tra le realtà mondiali maggiormente coinvolte nell’epidemia da coronavirus?
«In effetti in Europa mi sembra che siamo assolutamente i più colpiti: o è sfortuna pura, che è possibile, oppure evidentemente il sistema funziona cronicamente meno bene di quello che è adottato in altri Paesi. Non si fa diagnosi subito e in tempo? Non c’è sufficiente prevenzione? Sono tutti interrogativi che è lecito porsi e che non dovremo dimenticarci una volta passata quest’ondata».