L’epidemia di Coronavirus sta colpendo i ritmi di vita e le abitudini di tutti quanti indistintamente. Ci sono però fasce della popolazione più esposte degli altri a tutte le complicanze dettate dal lockdown. Tra queste indubbiamente le persone affette da disabilità.
Questione di competenze. Un gruppo di madri con figli autistici ha voluto lanciare un appello a prestare maggiore attenzione alle esigenze dei soggetti affetti da disabilità. «Condividiamo la frequentazione dell’associazione “L’abilità” di Milano – scrivono le mamme – dove i nostri figli hanno trovato, oltre che un luogo di terapia, quasi una seconda casa».
Purtroppo con lo scattare delle misure restrittive tutte le terapie in struttura sono state sospese. «Ai nostri figli non sono state negate solo la scuola o le attività di svago – aggiunge il gruppo di madri -. È stato negato anche il diritto alla salute dal momento che le terapie di sostegno sono state sospese».
Camilla, Neshat e Teresa – questi i nomi delle promotrici dell’appello – chiedono che ai tavoli di discussione sulla fase 2 vengano inserite anche persone competenti che abbiano un’esperienza diretta di disabilità. «Si tratta di mettere in pratica azioni semplici – proseguono le madri – come permettere agli educatori di accompagnare i bambini nelle brevi uscite concesse e prevedere la riapertura delle sedi per effettuare le terapie 1 a 1 ad orari scaglionati».