Il triste addio ad Abercrombie

abercrombie e fitch
abercrombie

C’erano una volta interminabili code di adolescenti in corso Matteotti. In quell’angolo con via San Pietro all’Orto bastava passare a qualche decina di metri per cominciare a sentire l’inconfondibile profumo di Abercrombie & Fitch, il brand di abbigliamento americano amatissimo (per anni) dai teenager. Una delle attrazioni era rappresentata dai modelli a petto nudo con orde di ragazzine (e non) pronte a mettersi in coda per scattare una foto all’ingresso.

 

Domani sarà addio a questo mega-store inaugurato nel palazzo progettato da Gio Ponti il 29 ottobre 2009. Fin dal primo momento aveva registrato incredibili boom di vendite, poi da qualche anno la crisi è apparsa irreversibile. Già a maggio era stata preannunciata la fine dell’attività del flagship italiano, insieme a quelli di New York e Fukuoka, in Giappone. Il motivo di un provvedimento è legato essenzialmente ai profitti in calo, ma anche al crollo in Borsa e, più in generale, ai cambiamenti del mercato, “invaso” dal fast fashion e del low-cost.

Per gli italiani amanti del marchio, l’unica possibilità sarà recarsi a Firenze dove Abercrombie & Fitch continuerà a essere operativo nel negozio Hollister all’interno nel centro commerciale “I Gigli”. La tesi del Wall Street Journal è che Abercrombie & Fitch si sia trovata «dal lato sbagliato della moda: i ragazzi che una volta cercavano vestiti firmati sono passati a comprare abiti più economici e senza loghi o scritte, che possono utilizzare per creare un loro stile personale» . Ad maiora.


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