Spesso sentiamo parlare, a volte anche a ragione, della necessità per Milano di avere più autonomia. Alcuni si spingono oltre e chiedono che diventi Città-Stato, sull’esempio di altre realtà a livello globale.
Autonomia, il tema dei poteri
Certamente, il tema dei poteri di Milano, che troppo spesso devono venire a patti con livelli superiori che aumentano burocrazia, ritardi e inefficienze, va affrontato e il prima possibile. C’è però una questione che sembra essere dimenticata dai più: le città, a livello globale, sono dei nodi di una rete. Ma quei nodi vanno connessi, ci deve essere un filo che li tenga uniti.
Senza lo Stato, senza istituzioni sovranazionali, che garantiscano queste connessioni, le città sono più povere. Uno dei modi in cui le città si connettono tra loro è quello rappresentato per esempio dal sistema dei trasporti: treni, autostrade. Senza un intervento dello Stato e delle istituzioni per migliorare la connessione di Milano con il resto d’Italia, d’Europa e del mondo, la nostra città rischia di essere meno attrattiva.
Certo, nel tempo, Milano ha acquisito sempre più autonomia, ma non per questo è in grado di essere totalmente indipendente. Senza infrastrutture efficienti anche una città laboriosa e votata al futuro come la nostra può perdere terreno. Questo tema riguarda sia l’annosa e ormai non più sostenibile questione dei pendolari, che faticano sempre di più ad avere mezzi di trasporto in orario e confortevoli.
Autonomia, il rapporto con Italia ed Europa
Riguarda anche, allargando il perimetro, il rapporto tra Milano e l’Italia e l’Europa. Dopo la sbornia dell’autosufficienza, è forse giunto il momento che la nostra città, le persone che ci vivono e quelle che la amministrano si pongano anche il tema di ciò che sta fuori, con l’ambizione di poter essere una guida non solo per noi stessi, ma per un intero paese. Altrimenti, il rischio, è la chiusura a riccio.
