Bicicletta e calcolatrice: quattro conti su due ruote

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Cosa hanno in comune la bicicletta e la calcolatrice? Leonardo da Vinci, naturalmente. Ma non è così immediato. Partiamo dalla bici: basta una veloce ricerca su internet per vedere un disegno attribuito a Leonardo (o, in alcuni casi, ad un suo discepolo) di quella che a tutti gli effetti sembra una bicicletta, con manubrio, sellino e due ruote. È quasi sicuramente un falso. Sugli appunti del Genio, quello che chiamiamo Codice Atlantico, si trova in effetti il disegno di due ruote, ma manca tutto il resto.

Non solo: sembra ormai provato che le aggiunte di tutto quello che completerebbe la bicicletta siano state inserite con una matita di grafite, che al tempo di Leonardo non esisteva ancora. Anche per la calcolatrice le cose non sono andate esattamente come capita di sentire: l’invenzione di Leonardo era (su carta) un marchingegno che con diverse implementazioni, forse, avrebbe potuto fare qualche conto.

Chi secoli dopo, per la precisione negli anni ’60 del Novecento, realizzò il prototipo si prese qualche licenza di troppo e completò il progetto leonardesco con qualcosa non proprio pensato dal Maestro. Ciò non toglie che, partendo dai disegni originali di Leonardo, non bisognasse aggiungere poi così tanto per permettere alla sua idea di fare qualche moltiplicazione. Ma per la calcolatrice, quella vera, si sarebbe dovuto attendere Pascal. E altri 150 anni.


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