Il tema “sicurezza” tiene ormai banco da settimane a Milano. Si è trasformato in una vera e propria battaglia politica con l’opposizione che ha chiesto più volte la “testa” dell’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli. In questo contesto c’è chi si è adoperato da sè: è il caso dell’Università Bocconi che ha messo a disposizione dei propri studenti un servizio di accompagnamento a casa nelle ore serali.
Il servizio della Bocconi crea studenti di serie A e serie B
Il servizio creato dalla Bocconi porta irrimediabilmente a porsi numerosi quesiti. Il primo è ovviamente: perchè la sicurezza è demandata ad un ente privato quando invece se ne dovrebbero occupare le istituzioni?
Nel nostro paese i corpi di polizia contano oltre 360mila unità, a cui si sommano altri 180mila militari. Un numero che sembrerebbe sufficiente alla gestione dell’ordine pubblico anche senza i famosi 500 vigili promessi dall’amministrazione Sala. A questo punto sorge un altro quesito: il rimedio alla criminalità endemica in certi quartieri non sarebbe da risolvere tramite un processo più ampio che si concretizzi in servizi efficienti e possibilità occupazionali per le fasce più disagiate?
Dal caso Bocconi emerge infine un altro dato di fatto. La sicurezza diventa una “merce” per cittadini di serie A e B. I bocconiani provenienti dalle famiglie agiate hanno il diritto di essere accompagnati e protetti da un servizio apposito, mentre tutti gli altri studenti sono costretti ad attraversare i cosidetti “quartieri pericolosi” a loro rischio e pericolo. Uno scenario che sembra distante anni luce da quel concetto astratto di democrazia e uguaglianza.