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20. 04. 2024 18:40

Che fretta c’era

Siamo veramente capaci di imparare dagli errori? Il nostro racconto nell'editoriale di oggi

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Abbiamo vissuto questo mese con l’ansia della Lombardia e di Milano di passare dalla zona rossa a quella arancione. Una vera e propria fretta, un’ansia di ricominciare a riaprire parzialmente, di scrollarsi di dosso questo “quasi lockdown”.

Eppure la storia di questi mesi ci dovrebbe avere insegnato che è proprio la fretta a indurci a errori. A marzo eravamo la regione più colpita, oggi siamo la regione più colpita. È cambiata solo l’intensità e la distribuzione geografica dei contagi e, purtroppo, delle troppe vittime. A prescindere dagli errori e da quanto non è stato fatto e previsto per tempo (dai vaccini anti-influenzali al rafforzamento del tracciamento, fino alla medicina territoriale), oggi il tema non dovrebbe essere quello di uscire o meno dalla zona rossa.

Bisognerebbe, infatti, discutere di come riuscire a resistere ancora un po’, di come appiattire la curva dei contagi senza che il tessuto sociale ed economico ne risulti stremato. Perché nessuno può mettere in discussione la sacrosanta preoccupazione e lo stato di angoscia di molte categorie economiche, ma al tempo stesso abbiamo toccato con mano che riaprire con eccessiva fretta ci riporta al punto di partenza, peggio di prima.

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Finora la risposta è stata quella dei ristori, assolutamente indispensabili per la sopravvivenza. Ma, forse, si dovrebbe avere ancora più coraggio, da parte del governo centrale e di quello regionale. La crisi dovuta alla pandemia non è uguale per tutti. Bisognerebbe quindi pensare a forme di solidarietà e di redistribuzione, senza ovviamente scopi “punitivi”.

Sapendo, però, una cosa: questa necessità redistributiva c’era anche prima. E ci sarà anche dopo. Solo che prima colpiva solo gli invisibili. Ecco, forse ci siamo resi conto che le crisi possono colpire qualunque settore. Ricominciare a pensare in termini di solidarietà potrebbe essere un buon antidoto per oggi e per domani.

 

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