Città del possibile

citta del possibile
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Le porte dei negozi aperte d’inverno e in estate, con i riscaldamenti o i condizionatori accesi. La flotta dei mezzi pubblici, che dal gasolio sta passando rapidamente all’ibrido e all’elettrico. Le caldaie e tutto il tema dell’efficienza energetica. Le auto, con emissioni che possono e devono essere limitate. Piantare alberi, perché sono la più grande fonte di cattura di anidride carbonica. Persino limitare il fumo delle sigarette.

 

Tutte queste cose appena elencate, prese singolarmente, possono far sorridere e far uscire naturalmente battute sul “gretinismo”. Messe insieme sono invece il possibile che le città devono cominciare a fare. Perché il tema del clima riguarda innanzitutto le città: sono i grandi centri urbani che producono più co2, inquinamento, sottrazione di risorse al pianeta terra.

Ma è proprio dalle città che si può invertire la tendenza. Non con un ambientalismo catastrofico che vorrebbe arrestare progresso, crescita e sviluppo. Ma con un ambientalismo possibile, che può unire da un lato nuovi comportamenti individuali e dall’altro scelte macroeconomiche e politiche più globali.

Non c’è altra alternativa: dobbiamo metterci bene in testa che anche da noi, dalle nostre abitudini può avvenire il cambiamento che chiediamo tutti. Pensate, per esempio, alla raccolta differenziata: quando si iniziò a parlarne gli eterni scettici sostenevano che fosse inutile e che tanto i rifiuti sarebbero finiti tutti nello stesso posto.

Oggi nessuno si sognerebbe di mettere in discussione il sistema di raccolta differenziata di Milano. È ormai diventata una cosa naturale, talmente naturale che molti cittadini la vorrebbero ancora più estesa, e tanti altri vorrebbero multe più salate per chi butta la spazzatura nei cestini per strada.

Il presente e il futuro ci mettono di fronte a un fatto inedito rispetto al passato: le svolte oggi dipendono, in prima istanza, dal nostro grado di capacità di cambiare come individui, di mettere in discussione le nostre abitudini (perché fare 300 metri in auto per accompagnare i bimbi a scuola?), di essere consapevoli che ogni piccolo gesto può finire nel mare del domani.

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