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25. 04. 2024 07:12

Corso Buenos Aires: pasticciaccio brutto che merita un lieto fine

Il sogno è veder convivere, senza guardarsi in cagnesco, ciclisti, motociclisti, autisti, monopattinisti, pedoni, cani, gatti e, perché no, anche bambini

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Che la pista ciclabile di Corso Buenos Aires non sia nata sotto i migliori auspici è chiaro, non serve Nostradamus per capirlo. Un progetto partito con buone intenzioni, dedito alla mobilità sostenibile, che però non ha preso in considerazione un dato: per Milano Corso Buenos Aires è un’arteria fondamentale. Qui, a differenza di quello che si possa pensare, serve una visione d’insieme, non una guerra intestina tra ideologie, più o meno dedite alla sostenibilità e al viaggiare green.

Corso Buenos Aires, lì dove il green non c’è

Perché è chiaro che non si potrà mai andare tutti d’accordo, inutile far finta che sia tutto rose e fiori. Ma è altrettanto inutile porre la testa sotto terra come gli struzzi e non accorgersi che, in Corso Buenos Aires, è stato creato un Pasticciaccio brutto, proprio come quello di via Merulana raccontato dal milanesissimo Carlo Emilio Gadda. Certo qui non c’è un omicidio da risolvere, ma si spera che almeno il finale possa essere differente. Perché nel caso del libro, un colpevole si trovò ma senza particolare convinzione.

Nessuno cerca colpevoli

Qui nessuno cerca un colpevole, anzi. Mai come in questo momento, con la campagna elettorale che divampa, tutte le forze politiche dovrebbero lavorare a stretto contatto per trovare una soluzione che vada bene a tutti: io, personalmente, sogno un Corso Buenos Aires dove possano convivere, senza guardarsi in cagnesco, ciclisti, motociclisti, autisti, monopattinisti, pedoni, cani, gatti e, perché no, anche bambini. Perché quello che lasceremo alle generazioni future rischia davvero di essere un viale fatto di tanta cattiveria e paura al volante. Un ‘pasticciaccio brutto’, insomma, come certificato dall’ennesimo incidente in monopattino.

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