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19. 03. 2024 10:54

Crisi a Milano, troppe saracinesche abbassate che impongono una nuova riflessione

La crisi a Milano si riflette nelle numerose saracinesche abbassate delle attività commerciali. È tutta colpa della pandemia? Scavando più a fondo potremmo scoprire qualcosa di "spaventoso"...

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Abbiamo passato quattro ondate di Covid ed in città ci sono ancora tante, troppe saracinesche abbassate. E la cosa peggiore è che molte di loro non si rialzeranno mai più. La crisi di Milano è semplicemente frutto della pandemia?

Crisi a Milano, è tutta colpa del Covid?

Attribuire al Covid la causa di tutti i mali sarebbe riduttivo. Certamente la crisi economica generata dalla pandemia si è riversata sulle attività, che di fronte ad aiuti di governo esigui ed insufficienti, sono state costrette a chiudere per sempre. Tuttavia, scavando più a fondo è possibile notare come le stesse dinamiche della città stiano cambiando.

Uno dei simboli più iconici della crisi a Milano è il grattacielo Scheggia di Coima che svetta tra Gae Aulenti e Gioia. Non è mai entrato completamente in attività ed i suoi uffici sono in gran parte ancora vuoti. Un simbolo anche di come le grandi multinazionali abbiamo ripensato ai modelli di lavoro lasciando sempre più spazio allo smart working piuttosto che al lavoro in presenza.

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Così facendo però Milano va perdendo la sua essenza di quella città di passaggio, dove ogni giorno migliaia di pendolari arrivavano semplicemente per lavorare e di conseguenza alimentare quell’indotto di bar e ristoranti. Sorge spontaneo chiedersi se con la fine della pandemia si tornerà al vecchio status quo.

I segnali non sono certamente incoraggianti e l’esempio di Starbuck’s delle ultime settimane è lampante. L’azienda ha lasciato il capoluogo per le difficoltà generate dal Covid e per l’amore mai sbocciato dei milanesi con il Frappuccino? O forse sono ad essere le modalità di consumo cambiate con un’ascesa irrefrenabile del delivery?

Girando lo sguardo verso il futuro sorgono dei dubbi sull’utilità delle rigenerazioni previste in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina. Se saremmo costretti ad un nuovo spettacolo senza pubblico come visto a Tokyo l’anno scorso e come si prospetta prossimamente a Pechino? La città pensata cinque anni fa potrebbe non essere più funzionale negli anni a venire. Potrebbe essere già tempo di riflettere su una Milano alternativa.

 

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