Emergency, orgoglio di Milano

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Contrariamente al luogo comune che descrive Milano come città dell’individualismo sfrenato e della competizione avida, la nostra città è in testa in Italia e in Europa per l’attività sociale e il volontariato; una delle esperienze più straordinarie è rappresentata da Emergency: una realtà nata da due persone incredibili e che oggi cura, gratuitamente, migliaia di persone in luoghi del mondo colpiti dalle guerre e non solo.

Gino Strada, medico, e sua moglie, Teresa Sarti, hanno dimostrato quanto la forza di volontà, l’impegno, la trasparenza possano trasformarsi in un carburante potentissimo per fare qualcosa, qui e oggi, per tentare di dare sollievo, di curare le persone, di cambiare, perché no, il mondo. Domani Emergency compie 25 anni e in tutto questo tempo è cresciuta, ha raccolto il sostegno di migliaia di persone per una semplice ragione: dice quello che pensa e fa quello che dice.

Coerenza, ma soprattutto non c’è parola che Gino Strada non abbia mantenuto nella pratica. Nel 2019 saranno anche dieci anni dalla morte di Teresa Sarti: era una donna intelligente, simpatica, dolce, gentile. Per noi che a metà degli anni ’90 eravamo adolescenti in cerca di un senso via Bagutta (dove era la sede di Emergency) diventò un luogo di riferimento.

Chi dava una mano a vendere magliette per finanziare i progetti, chi cercava di fare assemblee nelle scuole per far conoscere quella realtà che già nei suoi primi passi stava facendo qualcosa di straordinario.

Ammiravamo il coraggio di Gino Strada, pronto ad andare a operare feriti (bambini, donne, chiunque avesse bisogno, di qualunque fazione in lotta) in luoghi pericolosi, ci smosse il suo atto d’accusa contro le guerre, autentico perché fatto da chi non solo le aveva viste ma da chi lì in mezzo operava quotidianamente.

Ci indirizzava Teresa che dopo le ore di insegnamento, in attesa di una chiamata del marito dall’Afghanistan, si metteva a disposizione per costruire, passo dopo passo, un’organizzazione meravigliosa. Avendo il tempo anche di ascoltare giovani un po’ sconclusionati, ma che avevano voglia di fare qualcosa per la pace.


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