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20. 04. 2024 02:28

Quei falò di Sant’Antonio ci fanno bene

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L’avrete sicuramente sentito, la scorsa settimana, un odore di bruciato in molti quartieri, ma per fortuna non c’entrano rifiuti, ecomafie o incendi dolosi: erano i fuochi di una tradizione lunga secoli, quella dei falò di Sant’Antonio. A volte ce ne dimentichiamo, ma Milano fonda la sua vita sulla civiltà contadina e ancora oggi, tra le grandi città internazionali, è quella maggiormente agricola.

A volte non facciamo caso alla quantità di cascine presenti nel nostro territorio comunale, molte delle quali oggi trasformate in luoghi molto à la page (per fortuna). Spesso siamo presi dalla frenesia della contemporaneità e del futuro e non consideriamo che una parte del nostro domani è legata proprio alla terra. I falò di Sant’Antonio sanno di bruciato, ma di bruciato buono.

Sono quel filo che ci lega al passato, sono un elemento fondamentale di identità che non solo ha resistito ai mutamenti economici, sociali, migratori, ma anzi si è rafforzato grazie a questi elementi. Percorrendo le tangenziali si potevano scorgere colonne di fumo e il bagliore dei fuochi, da est a ovest, da nord a sud. Un rito propiziatorio e di speranza per raccolti buoni. La semplicità contadina, mai banale, intelligente, che è uno dei segreti di Milano e del suo hinterland.

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Il buio del corso dei navigli che attraversano campagne meravigliose, che ancora oggi stupiscono, a pensare che esistono a pochi chilometri dalla Madonnina. Un buio interrotto dalla luce dei legni che ardono. Il nostro passato che ci fa sentire calore, ma che ci indica anche delle strade, delle vie per l’oggi e soprattutto per il domani. Un territorio di cui siamo responsabili tutti, nessuno escluso, e che dobbiamo irrigare, arare, coltivare, difendere perché ci dia sempre i frutti migliori.

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