Tra le cose più imbarazzanti andate in scena nel corso di queste settimane, caratterizzate dalla seconda ondata di casi Covid, c’è senz’altro il botta e risposta tra il virologo Roberto Burioni, il gruppo San Donato e l’università Vita-Salute San Raffaele per cui lo scienziato lavora.
Proprio la società ospedaliera ha preso le distanze da alcuni cinguettii su Twitter del professore. «Alcuni dicono che i pronto soccorso sono affollati da persone in preda al panico, e può essere vero. Ma quelle centinaia di persone che finiscono ogni giorno al cimitero a causa di Covid-19 – ha scritto Burioni -, sono spinte dal panico? Basta bugie. Basta bugie. Basta Bugie».
Il Gruppo San Donato e l’università Vita-Salute San Raffaele di Milano hanno precisato che, in merito al tweet, «si discostano dal pensiero del professore, in quanto le sue considerazioni sono del tutto infondate dal momento che non è a conoscenza della realtà clinica che si vive nei pronto soccorso e nei reparti Covid».
«Pur riconoscendo l’autonomia di espressione, il Gruppo San Donato e l’università Vita-Salute San Raffaele – prosegue la nota del gruppo – lo invitano a considerazioni più rispettose della verità e del lavoro altrui». La polemica è proseguita con un tweet più recente di Burioni che ha parlato di essere «clinicamente morto a causa del fuoco amico», riferendosi così sia alla presa di posizione dell’ateneo sia all’ormai storica frase del professor Alberto Zangrillo, primario di terapia intensiva dello stesso San Raffaelo, che a maggio aveva definito il Covid «clinicamente morto».
Ma davvero c’è tutto questo tempo da trascorrere sui social per punzecchiarsi vicendevolmente? La domanda è rivolta anche al professore Walter Ricciardi, che puntualmente ritwitta i post di Burioni e che lavora al fianco del ministro della Salute, Roberto Speranza.
