Siamo arrivati alla fine. Le sei giornate più lunghe di Milano, sportivamente parlando. I due derby che nessun interista e nessun milanista avrebbe voluto giocare (chi dice il contrario mente), una sfida Champions che ha fatto schizzare a livelli di guardia l’ansia dei milanesi tifosi di Inter e Milan. Ora non si può dire nulla che risulti digeribile per gli stomaci chiusi delle due tifoserie, il silenzio di chi teme la rimonta e di chi spera nell’impresa va rispettato.
Il calcio, in fondo, è qualcosa di quasi religioso nelle sue dinamiche. Ma uno sforzo va fatto, perché il pallone rappresenta molto di più di un fatto meramente sportivo per la nostra città. E’ cultura, simbolo, economia. Pensate a San Siro, quel gigante di ferro e cemento che comunque vada stasera ha già vinto. Luogo condiviso dalle due squadre e il derby a determinarne il “padrone” momentaneo. Non solo, il museo dello stadio è uno dei più frequentati in città, con l’80% dei visitatori straniero.
Inter-Milan, è di nuovo Euroderby
Il Meazza, per chi ci vede da fuori, sia esso americano, tedesco, cinese, è il secondo simbolo di Milano dopo la Madonnina. Soprattutto, un impianto che quest’anno ha quasi sempre registrato più di 70 mila spettatori medi, con tutto l’indotto economico che ne consegue. Inter e Milan vincenti in Italia e in Europa significa anche un maggiore afflusso di “turisti del calcio” in città, con conseguente beneficio per alberghi, ristoranti, bar, merchindising e via andare.
Non sono solo due squadre di calcio, ma due ambasciatrici viventi e itineranti di Milano nel mondo. Sono cultura della città, perché hanno plasmato un pezzo di società: bauscia e casciavit non sono stati solo modi di dire, ma identificazioni sociali. Milioni di spettatori oggi nel mondo si sintonizzeranno per vedere le due facce di Milano a confronto. Silenzio, si va in scena. Chiunque vinca, che vinca Milano.
