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28. 03. 2024 11:02

Chiamarsi a Milano: il caso del cognome ai figli

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La sentenza della Corte Costituzionale della scorsa settimana fa cadere di fatto le attuali norme che regolano l’assegnazione del cognome ai figli. Finisce l’epoca dell’automatismo del cognome paterno, anche se una legge che definisca oggi in futuro la procedura di decisione – e la renda rapida e agevole – ancora non c’è. L’ennesimo ritardo della politica rispetto a quello che si muove nella società, una distanza abissale da comportamenti che sono sempre più ritenuti normali dalle persone.

Cognome ai figli, dopo la scelta della Corte Costituzionale

Più che una “vittoria contro il patriarcato” quella della suprema corte è la presa d’atto di un’esigenza di pura e semplice libertà da parte di molte coppie che decidono di avere figli. Una libertà di trasmettere per esempio cognomi che rischiano di perdersi, o di tramandare degli affetti, o semplicemente di rimarcare l’unione familiare. Con il doppio cognome e con la libera scelta dei genitori si apre una fase nuova, in cui alla fine l’unica cosa che conta è avere un nome che ci renda riconoscibili dalle autorità e nel consesso civile e sociale.

A Milano, la maggioranza in Consiglio comunale – con in testa la consigliera De Marchi – si è mossa per chiedere al sindaco di mobilitarsi a ogni livello perché si arrivi al più presto a una legge che dia le regole e le procedure necessarie a mettersi al passo della sentenza della Corte costituzionale. Speriamo arrivi presto e sia una norma di buon senso, facile da mettere in pratica e che non ci costringa a odiose burocrazie.

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Poi c’è anche il tema di come questa svolta inciderà su alcuni aspetti della nostra vita. In una città come Milano, per esempio, sarà curioso vedere come da questi piccoli grandi dettagli possa emergere il cambiamento della città. Cominceremo a toccare con mano quello che vediamo tutti i giorni: Brambilla-Wang potrebbe diventare un cognome molto di moda. È il presente che va verso il futuro e, tutto sommato, non è poi così male.

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