Vivere a Milano è stato un cambiamento desiderato, cercato, voluto e ottenuto, che come pensavo ha cambiato i miei orizzonti, come credo li cambi a tutti quegli italiani che arrivano nella città più europea del nostro Paese.
Hanno sempre detto fosse frenetica, ma per la vita che faccio non me ne sono mai realmente accorto; hanno anche detto che fosse il meglio per le opportunità, e di questo me ne sono accorto eccome. E’ una città viva, che dà tanto ma prende tantissimo: energia, soldi, anni di esistenza.
E vederla così, da un anno ormai, è triste, pensando a come tutti questi ristoranti, locali, negozi, fossero l’anima di questa città e ciò che la mostrava al mondo come il motore del Belpaese. A un anno di distanza dal primo lockdown vedo tante persone stufe, me compreso, ma allo stesso tempo obbedienti, operose, che hanno fatto e fanno del loro meglio per tenere vive le proprie attività, i propri sogni.
La pandemia ci ha insegnato, purtroppo, a vivere nella paura che niente sarà più come prima ed è difficile oggi pensare che qualcosa cambi davvero, ma chi in questa città ci vive da molto più tempo di me, mi fa capire che non si può mollare, che Milano sa di non dover mollare perché deve essere il simbolo della rinascita, per sé stessa e per il resto del paese.
Milano per me è stata una salvezza e vederla così, dopo un anno di silenzio per le strade e bocche chiuse dietro le mascherine, fa venire voglia ridarle qualcosa, anche di solamente simbolico, nella speranza e nella convinzione che sarà, per tutti noi che la abitiamo, nuovamente “un gran Milàn”.