Faccio outing: sabato, come succede per le grandi manifestazioni in città, abbiamo incaricato il fotografo di Mi-Tomorrow di crearci un servizio dal Milano Pride da pubblicare interamente secondo la sua sensibilità. Senza censure.
Uno degli scatti che ci ha inviato è questo, che vedete allegato. Sicuramente uno scatto che, diciamo così, non passa inosservato. Prevedibili le polemiche, tra «circo», «vi tolgo il follow», «schifo» e via andare. Meno prevedibile che le polemiche, al netto delle catfight dirette tra utenti, ci siano arrivate bipartisan.
Tradotto: abbiamo fatto incazzare sia chi condivide e sostiene una manifestazione come il Pride sia chi non lo fa. I motivi? Chi non sostiene il Milano Pride ha reputato che stessimo dando troppo spazio all’evento, arricchendolo di contenuti volgari che «abbassano il livello». Chi sostiene il Pride ha reputato che stessimo dando «volutamente» un’immagine fuorviante incolpandoci di aver «cercato apposta quel cartello» per screditare la manifestazione.
I miei maestri di giornalismo mi hanno sempre insegnato che, se fai incazzare entrambe le “fazioni”, probabilmente sei più vicino all’equilibrio dell’informazione di quanto credi. E allora perché faccio outing? Perché ci può essere solo una cosa in grado di farmi incazzare come una iena: paventare l’ipotesi secondo cui quel cartello lo siamo andati a cercare appositamente.
Quel cartello è stato fatto, era ben visibile (ci ha detto il fotografo) ed evidentemente durante la parata nessuno si è preoccupato di oscurarlo pensando potesse essere strumentalizzato. Ci sarebbe stato anche senza foto, senza pubblicazioni sui social. Ugualmente “partorito” ed esistito. Per quello faccio outing contro i professori delle polemiche: stavolta avete rotto i coglioni.
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