Olimpiadi, guardiamo subito avanti

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Da Expo alle Olimpiadi. Milano non smette di cavalcare l’onda. E lo farà per il prossimo decennio. Prima, durante e dopo i Giochi che il Cio lunedì le ha assegnato in tandem con Cortina d’Ampezzo.

È giusto celebrare la vittoria di una squadra, dove gli enti locali hanno saputo mettersi in gioco, al di là delle evidenti differenze politiche. Con buona pace di chi non ha voluto partecipare e che ora magari si mangia le mani.

La strada è tracciata. Da qui al 2026 ci sarà tanto da lavorare e – si spera – poco da litigare. Gli studi, al di sopra di ogni sospetto, dicono che, se governate bene, le Olimpiadi generano investimenti, infrastrutture e posti di lavoro (un’indagine dell’università La Sapienza di Roma stima l’indotto in oltre 2 miliardi di euro e un un aumento di oltre 8.500 unità di lavoro a tempo pieno nel 2026).

Per Milano vuol dire far rinascere un luogo come l’ex Palasharp, ma anche dare una fisionomia contemporanea all’ex Scalo Romana. E poi San Siro, dove ci sarà la cerimonia inaugurale e che fino ad allora non sarà abbattuto, come ha dovuto specificare il sindaco Giuseppe Sala.

Proprio lui, che di esperienza in grandi eventi ne ha accumulata con Expo, ha messo giù la road map dei prossimi mesi: «Bisogna capire la formula societaria, come si selezioneranno le persone che si occuperanno di questo percorso. Questa è per me la cosa più importante e qui la politica deve avere la capacità di fare un passo indietro e affidarsi a persone capaci».

Senza contare l’accrescimento del brand Milano: «Io – ha aggiunto Sala – insistevo che sulla candidatura il nome di Milano fosse all’inizio non per chissà quale orgoglio ma perché oggi Milano è un prodotto che si vende bene nel mondo». Difficile dargli torto, comunque la si pensi.

Anche Mi-Tomorrow farà ovviamente la sua parte. Nato pochi mesi prima dell’inaugurazione di Expo 2015, il nostro giornale seguirà passo dopo passo il germogliare delle Olimpiadi del 2026. Anche noi, insomma, siamo pronti a cavalcare il brand Milano e quella grande onda che da ormai quattro anni sta invadendo la nostra città.

In una sorta di continuità, da Expo ai Giochi, racconteremo ancora i cambiamenti di Milano, la sua capacità di essere camaleontica e le eredità che i grandi eventi lasciano qui dopo che i fari si spengono. Sta a noi, milanesi di nascita e di adozione, fare in modo che la luce sia sempre accesa. E se la politica riuscirà sempre a viaggiare a braccetto con la cosiddetta “società civile”, sapendo fare quei passi indietro nei momenti più opportuni, ci toglieremo ancora tante soddisfazioni.

Con buona pace di corvi e detrattori. In mezzo ci saranno le elezioni comunali del 2021. Abbiamo alle spalle un esempio: Letizia Moratti governò la città dal 2006 al 2011, portando a casa Expo, poi perse l’appuntamento con il secondo mandato e dal 2011 arrivò Giuliano Pisapia. L’Esposizione Universale del 2015 fu un successo, anche in presenza di un cambio così radicale a Palazzo Marino. Facciamone tesoro, comunque andranno le elezioni in programma tra due anni.

Christian Pradelli
Piermaurizio Di Rienzo


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