Abbiamo esultato tutti meno di dieci giorni fa, quando il presidente del Cio Bach ha pronunciato il verdetto sul luogo che avrebbe ospitato le Olimpiadi invernali 2026.
«Milano-Cortina»: dopo la vittoria la festa scatenata del sindaco Sala ha rappresentato molto bene la gioia di molti milanesi. Ma dal giorno dopo, come abbiamo sottolineato su Mi-Tomorrow nell’approfondimento di mercoledì, è forte la consapevolezza che non si può sbagliare: fare le cose per bene, in tempo, rispettando i parametri e i progetti.
Senza la logica degli amici degli amici, come ha detto lo stesso Sala, ma chiamando a lavorare per il percorso olimpico i migliori su piazza in ogni campo. Rispettando la legge, con trasparenza, ma combattendo anche contro l’eccesso di burocrazia. Ci sono poi due aspetti che vanno considerati e monitorati da qui ai prossimi sette anni. Da un lato il sogno olimpico, realizzato, deve essere anche un motore per migliorare lo sport di base, per dare strutture e possibilità a tutte e tutti di praticare sport in città.
Dall’altro, i Giochi invernali rappresentano un’enorme opportunità economica, anche nel campo dell’aumento dei posti di lavoro. Ma i vantaggi dovranno essere per tutti e non per pochi. Bisognerà sempre tenere a mente, da qui al 2026, che queste Olimpiadi devono portare i 5 cerchi anche fuori dalla “cerchia”: far diventare questo straordinario evento sportivo un patrimonio di tutta la città, dal centro alla periferia, qualcosa da vivere e sentire anche nei quartieri più nascosti.
In caso contrario, perderemmo un’occasione: quella di dimostrare che a Milano i grandi eventi producono benefici per tutti. Sarebbe un peccato, perché, di fatto, l’Olimpiade era l’unica cosa che mancava a Milano per diventare “immortale”.
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