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16. 04. 2024 16:08

Rigoristi, aperturisti: che fatica a ritrovarsi

Il timore è il grande protagonista di questi giorni. Che sia per la situazione epidemiologica o per la crisi economica poco importa. Quali soluzioni può offrire Milano?

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Milano è tornata “gialla” e ora prova a cercare l’uscita dal tunnel della pandemia, mentre il commissario Figliuolo, scelto dal Governo Draghi, ha nei fatti imposto un’accelerazione delle vaccinazioni che sta per centrare l’obiettivo di 500mila dosi al giorno, unica via per tornare davvero a un barlume di normalità.

Come sempre, da un anno a questa parte, ci si divide in due blocchi: i “rigoristi”, quelli che ritengono sia stato prematuro riaprire, che hanno (non senza fondati motivi) paura che i contagi possano rapidamente risalire, mentre dall’altra fanno capolino gli “aperturisti”, che vorrebbero una ripartenza più estesa, la fine di “coprifuochi” e una sorta di “liberi tutti” all’insegna di rischi più o meno calcolati. In mezzo la città, i suoi abitanti, la direzione che prende la vita di tutti i giorni.

C’è una generale – e questa sì, condivisa – ansia unita alla speranza di tornare alla normalità, ma è spesso e volentieri una normalità fatta delle cose piccole che ci mancano e mancavano: l’aperitivo, la cena fuori, la palestra.

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Come se il resto, i grandi temi di Milano, il suo futuro da ricostruire, fossero questioni di secondo livello o da delegare a qualcun altro. Una sorta di via “superficiale” al ritorno alla vita, sicuramente giustificata da un anno e due mesi di sofferenza, di disagio piscologico, economico e materiale.

Ma il timore è che, prima o poi, quei grandi temi riemergano con la loro forza dirompente nella vita di tutti i giorni. Ne è un esempio la questione del Salone del Mobile, un altro è il tema della scuola e della difficoltà psicologica dei più giovani (in Francia hanno deciso di “regalare” 10 sedute terapiche ai più giovani, per esempio), un altro ancora sarà rappresentato dalla crisi economica post-pandemia.

Forse è anche giusto berci sopra, uno spritz ce lo meritiamo in fin dei conti. Ma attenzione al risveglio dalla sbornia, in una Milano che fa fatica a ritrovarsi.

 

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