Salone del Mobile: alla fine della fiera, c’è da esserne fieri

salone del mobile
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Il milanese-brianzolo più famoso e di successo di tutti i tempi sapeva bene che per vendere la sostanza bisogna sempre avere con sé una dose di effimero, per affascinare, illudere (in senso buono), suggestionare il mercato e i mercati. In questa settimana stiamo discutendo e discuteremo di una poltrona trafitta a forma di donna in piazza Duomo, dei teli messi sui bastioni di Porta Venezia, dell’attrazione di Aqua in onore di Leonardo.

Di questi dibattiti ci rimarrà poco in sé, quello che invece si sedimenterà è la consapevolezza che un tema sia importante, quello del design, del Salone del Mobile e del Fuorisalone. Non è un caso che la regina di questa moderna fiera degli Oh, bej! Oh, Bej! (in senso più nobile del termine: nel Medioevo erano le fiere a dare importanza alle città e peso a seconda della loro rilevanza) sia la forma d’arte più effimera che esista: l’installazione.

Siamo travolti e circondati da installazioni e spesso non abbiamo gli strumenti per capirle, interpretarle, dar loro un senso. Però ci piace camminare per la città e vederla indossare dei gioielli magari futili ma che la rendono più allegra, sbarazzina, spensierata. Non sono contenti solo i tassisti, gli albergatori, i ristoratori, i proprietari di case che affittano a prezzi che neanche il Metropol di Mosca.

Siamo un po’ tutti contagiati da questa sbornia di creatività, di fermento, siano essi più o meno autentici (ma questo è un altro discorso). Ci fa sorridere vedere persone da tutto il mondo (centinaia di migliaia in pochi giorni e la città regge: altro che Olimpiade, possiamo organizzare pure il Giubileo) vestite in modo stravagante, con atteggiamenti bizzarri.

Ma non è un sorriso di scherno, è semplicemente il nostro modo di affrontare le novità. In generale noi milanesi accettiamo e rispettiamo profondamente la settimana del design: perché nessun milanese ha mai calpestato il pane o sputato nel piatto in cui mangiava. Perché abbiamo rispetto del lavoro e del denaro che esso produce: non per ingordigia, ma per consapevolezza che è così che si crea ricchezza da distribuire e benessere per i cittadini.

E poi sappiamo che dietro l’effimero c’è la profonda sostanza dei mobilieri brianzoli e lombardi: gente seria, di cui fidarsi.