E alla fine anche il secondo anno di scuola in regime di pandemia. Sono stati due anni difficili, per usare un eufemismo, per i bambini, i ragazzi, il personale docente e non docente. C’è stata un’emergenza da gestire, nei picchi della pandemia e dei contagi, ma si sono anche rivelate tutte le fragilità del sistema, soprattutto nella sua incapacità di trovare soluzioni non tanto su scenari imprevedibili, quanto su quelli assolutamente prevedibili.
Scuola, a settembre la ripartenza non può attendere
A Milano, diciamolo non tanto come critica gratuita ma in senso costruttivo, qualche falla si è vista con grande evidenza. E il tema dovrebbe essere affrontato come prioritario da chiunque guiderà la città da ottobre in poi. Non sappiamo se e come una recrudescenza del virus e delle sue varianti potrà mettere nuovamente il sistema sotto pressione.
Sappiamo però che la campagna vaccinale sta raggiungendo anche i ragazzi dai 12 anni in su. Così come sappiamo che per ora i più piccoli sono esclusi dalla somministrazione. Abbiamo dei dati su cui poterci preparare rispetto agli scenari possibili.
Con un’unica grande e imprescindibile priorità: garantire dai più piccoli ai più grandi la frequentazione (dal nido al liceo) delle scuole in presenza, così come garantire i servizi di pre e post scuola, fondamentali per le famiglie.
Se l’anno scorso poteva essere giustificabile qualche ritardo, qualche forma di impreparazione, quest’anno le scuse stanno a zero. Perché l’unica certezza che abbiamo è che un altro anno a singhiozzo i nostri figli non possono proprio permetterselo.