Si è tornato molto a parlare del tema sicurezza a Milano, con il solito fiorire di vertici e di dibattiti spesso figli dell’emotività più che della razionalità. La questione è stata, in passato, forse sottovalutata; oggi si corre il rischio contrario, di esagerare e quindi non focalizzare bene mettendo tutto in un grande calderone.
Proviamo a fare una provocazione: può essere che la “sicurezza” sia aumentata in periferia e diminuita in altre zone o in luoghi di passaggio (come stazioni e metro)? Ovvero che in alcuni quartieri (non tutti, si sta provocando ma non generalizzando) il ritorno a una vita comunitaria post-Covid, favorita da alcune misure (esempio piccolo piccolo: i dehors), abbia favorito un piccolo aumento della sicurezza percepita?
Sicurezza a Milano, come possiamo contribuire
Se i luoghi vivono, se le persone li abitano e li fanno diventare il loro “centro”, il senso di insicurezza diminuisce così come viene meno lo spazio in cui si possono inserire criminalità grandi e piccole. La Stazione Centrale, al contrario, pare sempre di più un “non luogo” per alcuni e “luogo franco” per altri.
C’è poi un tema, quello della marginalità: rendere molte persone clandestine e senza riconoscimento, allontanandole quindi da percorsi legali e di assistenza, aumenta il rischio che queste persone finiscano nel bacino del disagio. di chi non ha nulla da perdere. La sicurezza di una città è intreccio di luoghi, questioni sociali, economiche. Che al centro deve avere le persone. Compito difficile, non esistono bacchette magiche e soluzioni definitive: la storia ci dovrebbe ampiamente avere insegnato. Per esempio che i luoghi non sono entità immobili e più vivono più sono sicuri.