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25. 04. 2024 19:30

Ma il lavoro da casa è davvero (sempre) così smart?

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Lo “smartworking” (o telelavoro? Prima o poi bisognerà pure fare questa importante e non banale distinzione) ha inciso profondamente sulle nostre vite durante il lockdown.

 

Dentro lo smartworking

È stato uno strumento fondamentale per impedire che la pandemia assumesse numeri ancora più drammatici, e al tempo stesso ha consentito a moltissime aziende di poter continuare a essere operative.

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Questa forma di lavoro sta continuando in modo massiccio, soprattutto in una città come Milano che si basa molto sul “terziario avanzato”. Abbiamo assistito a un’esaltazione dello smartworking dai tratti quasi ideologici.

Smartworking, le controindicazioni

Ma è tutto oro quello che luccica? Innanzitutto partiamo da un problema concreto. Uffici vuoti, centri direzionali che non si ripopolano, significano grave crisi per tutti quei settori che intorno all’economia dei servizi prosperano. Settori in cui la maggior parte dei lavoratori non appartiene a categorie ultra qualificate e che spesso hanno stipendi molto bassi: dai bar alla ristorazione, fino ai servizi logistici per le aziende.

C’è poi un altro problema. Lo smartworking totale, lavorare da casa per mesi ininterrottamente, sta creando nuove forme di alienazione. Aumenta la produttività meccanica del singolo, sempre connesso, che anche per far passare più velocemente le giornate, per non pensare e per resistere al “confinamento”, rimane collegato alla sua postazione per più ore.

Diminuisce quella che potremmo definire la “produttività empatica”, quella che nasce da quelle che apparentemente sono perdite di tempo (una sigaretta fumata con il collega, un caffè alla macchinetta) ma che invece sono momenti fondamentali per quanto riguarda la parte creativa del lavoro.

Un’idea condivisa, capire dallo sguardo di un collega se un’idea è giusta o meno. Oltre al fatto che passare tempo fuori da casa talvolta non solo è salutare, ma è necessario per non impazzire. Su questo tema servirebbe trovare un punto di equilibrio e fermarsi dalle tentazioni eccessivamente ideologiche.

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