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18. 04. 2024 05:56

Stipendi in Italia, le due velocità: Milano, che esempio vuoi dare?

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Nonostante Covid e guerra, alcuni indicatori mostrano un’Italia in crescita maggiore rispetto ad altri partner europei, addirittura al passo della Cina. Sicuramente c’entra la capacità tutta italica di rispondere a situazioni inedite con la fantasia, certamente ci sono capacità e scelte politiche (in particolare del governo Draghi che, come spesso accade nella nostra storia patria, verrà rimpianto in ritardo). C’entra anche il cambio dollaro-euro, che invita oggi, più di ieri, gli americani a comprare prodotti italiani. Ma poi c’è il convitato di pietra di ogni discorso economico e politico in Italia: gli stipendi, i livelli salariali. La maggiore competitività di questi ultimi due anni sta anche nel fatto che gli stipendi nel nostro paese sono restati al palo.

Stipendi in Italia, Milano si divide in due

Il tema del costo del lavoro, insomma, è stato interamente scaricato sul lavoratore. Se decliniamo tutto questo nel locale, a Milano, ci troviamo di fronte a una divaricazione ulteriore delle due città. Quella dei ricchi, che fanno i post su Instagram sulla sicurezza a Citylife, e quella di chi invece fa sempre più fatica a far quadrare il bilancio familiare. Forse non è di moda, non è “figo” come cambiare le targhette delle porte negli assessorati, ma in città c’è un tema di disparità, di diseguaglianza, enorme. E nessuno lo affronta.

filippo turati

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La destra rincorre i temi securitari e dell’immigrazione invitando, nei fatti, alla “guerra tra poveri”, con il solito armamentario stantio. La sinistra milanese pare rinchiusa nei suoi circolini, rigorosamente esclusivi, alla faccia dell’inclusione, degli “amici degli amici”, in cui si discute di cose (giustissime, per carità) come gender, diritti civili, ma non ci si rende conto che senza un po’ più di giustizia sociale tutti gli altri discorsi sono vani. Occorrerebbe un ripasso di storia e leggere le pagine di quel grande milanese, che a proposito diceva: «Le libertà sono tutte solidali». Intendeva dire che, senza la giustizia sociale, le altre libertà rischiano di essere vane. Si chiamava Filippo Turati.

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