Non può essere di certo la preoccupazione in cima alla lista delle istituzioni locali, eppure il coronavirus rischia davvero di mietere vittime nel mondo della cultura. I teatri, ad esempio, saranno certamente gli ultimi a riaprire.
Teatro a rischio, come fare spettacolo?
Già, ma come? Sarà difficile fare spettacolo mantenendo il cosiddetto “distanziamento sociale”. E allora? Ferdinando Bruni, fondatore dell’Elfo, prevede che «il teatro sarà alla fine l’unica forma di attività che rischia di essere sospesa a tempo indeterminato».
«Non possiamo certo fare Romeo e Giulietta a due metri di distanza – riflette -. Quando si parla di riapertura non ci si ricorda degli attori, dei cantanti, degli orchestrali, che si devono toccare, perché il teatro è fisico ed è difficile ripensarlo in altri termini perché è quella cosa lì, da 2.500 anni».
Teatro, conti drammatici
I conti del settore sono drammatici. Perché se anche si potesse riaprire con la nuova stagione al via a settembre, ma anche la prospettiva della capienza ridotta di un terzo non permetterebbe di coprire i costi, «perché non siamo un cinema dove si può ripetere una proiezione».
L’Elfo, in particolare, è una struttura che impiega 50 persone tra bigliettai e maschere e che ne ospita altre 200 tra tecnici, attori e professionalità varie. Molti spettatori hanno rinunciato al rimborso dei biglietti per gli spettacoli annullati dopo la chiusura dello scorso 23 febbraio. Ma il “dopo” in questo caso è davvero un grande punto interrogativo.