Il termovalorizzatore: non sono solo rifiuti

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Roghi, capannoni stracolmi di rifiuti, talvolta tossici, incendiati. Le mani della criminalità organizzata sul business dei rifiuti. Cose che in molti avevano intuito e che ora emergono come ipotesi di reato dalle inchieste della magistratura.

 

Tutto ciò accade perché in gran parte dell’Italia il sistema di smaltimento, di riciclo e di organizzazione dei rifiuti non viene affrontato in modo virtuoso, ma è vittima da un lato degli appetiti criminali, dall’altro di una incapacità di guardare agli esempi positivi.

A Copenhagen, in Danimarca, è appena stato inaugurato un termovalorizzatore molto particolare: oltre a essere estremamente bello esteticamente (un esempio di come l’architettura sia fondamentale ad accompagnare progetti di questo tipo), è incredibilmente efficiente a livello ambientale: emissioni praticamente zero, inquinamento ridotto al minimo e riscaldamento per migliaia di famiglie.

Non solo: sul tetto è stata creata una pista da sci, attiva tutto l’anno, il cui impianto è stato realizzato da un’azienda lombarda, tra l’altro. In più, una parete per arrampicata. Ci sono modi diversi di affrontare i problemi: nascondere la spazzatura oppure seguire la strada del riciclo e dello smaltimento più ecologico possibile.

Il termovalorizzatore serve a questo e il progresso tecnologico sta facendo passi da gigante per renderli sempre più green. Milano ha da tempo adottato questa strada virtuosa, con punte di raccolta differenziata altissime. Bisognerebbe trovare un modo per esportare le pratiche migliori, come quelle della nostra città, combattendo chi, con i rifiuti, realizza guadagni illeciti e inquina l’aria e il nostro territorio.


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