L’aveva ampiamente detto che non sarebbe stato un frequentatore di Palazzo Marino. Lo disse addirittura in campagna elettorale, rischiando di scoraggiare non poco i voti degli elettori di Fratelli d’Italia nei sui confronti. Ora Vittorio Feltri, dopo appena sei mesi e mezzo, ha gettato la spugna presentando le dimissioni da consigliere comunale.
Dubbi sull’operato di Vittorio Feltri nel Comune di Milano

Colpa di un cancro che lo costringerà nelle prossime settimane a seguire terapie impegnative, come lui stesso ha voluto dichiarare pubblicamente: «Ho fatto una tac con liquido di contrasto ed è venuto fuori questo cancro. Se vogliamo ci sarebbe anche un lato comico: pur non avendo niente di femminile mi è venuto il cancro a una tetta».
«Non volevo provare nulla di nuovo, sennonché sono amico di Giorgia Meloni da un po’ di anni. L’ho incontrata un giorno a Milano negli uffici di La Russa e mi ha detto che sarebbe stato bello se mi fossi candidato con FdI. In un momento di debolezza mentale le ho detto di sì», ha spiegato il direttore editoriale di Libero a proposito della sua avventura in Comune.
Con un fendente per Beppe: «Lo conosco da anni, non ho nulla di particolare contro di lui. Mi sembra però un sindaco sgangherato. Continua a fare le piste ciclabili, incrementa i monopattini, non chiama le forze armate come si faceva una volta per presidiare i vari punti della città e creare un deterrente. Ora Milano è allo sbando, in mano ai delinquenti, piccoli e grandi, giovani e vecchi. Poi fa l’acqua del sindaco, quando l’acqua non è del sindaco, semmai di Milano. Mi fa innervosire».