Non era tempo di tentennare. Non era tempo di aspettare che qualcuno decidesse prima di altri. Il voto al Comune di Milano per gestione dell’emergenza coronavirus è fin qui un’insufficienza secca.
Voto al Comune di Milano: insufficiente
Dispiace perché siamo sempre stati i primi a sostenere, incoraggiare ed elogiare la spinta propulsiva che il sindaco Giuseppe Sala ha saputo dare a questa città negli ultimi anni. Un conto, però, è cavalcare l’onda del successo, un altro è provare a contenere quella dell’emergenza per non finirne travolti.
Abbiamo già ampiamente criticato l’inopportunità di certi video, di altrettante magliette e incoraggiamenti a riaprire tutto quando non c’era da aprire un bel niente. Piuttosto c’è da stigmatizzare il tardivo intervento sulla chiusura dei mercati scoperti, dopo che avevamo documentato (e il Comune è pure molto attento a quel che fa Mi-Tomorrow) gli assembramenti in viale Papiniano e in via Meda.
Altrettanto inopportuna ci è sembrata l’azione degli ausiliari della sosta, regolarmente al lavoro per multare le auto parcheggiate magari irregolarmente su strisce gialle e blu: avremmo incoraggiato contravvenzioni a chi occupa i posti dei disabili, ma il video circolato, che ha smosso anche la vicesindaca Anna Scavuzzo, documentava una “ronda standard” ed evitabile in questo momento da parte degli addetti di Atm.
Voto al Comune di Milano: il balletto su Area B e Area C
Infine, il balletto su Area B e Area C. Dopo aver pubblicato un’ordinanza che annunciava lo spegnimento delle telecamere qualora il Governo o la Regione avessero imposto la chiusura degli esercizi commerciali, ci sono volute più di dodici ore tra telefonate e Whatsapp per farsi dire ufficialmente che i pedaggi fossero annullati. Voto 4.