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29. 03. 2024 15:19

Vittorio Borgia racconta la Fase 3 dei suoi Bioesserì e della pasticceria Baunilla: «Questa è una falsa ripartenza»

«Pesano lo smart working e la fuga anticipata dei milanesi nelle seconde case»

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«Dobbiamo tenere duro fino a settembre. Solo tra settembre e ottobre si capirà se ci sarà una vera ripartenza della ristorazione oppure se sarà necessaria una riflessione perché altrimenti solo pochi locali potranno sostenere le spese necessarie per tenere aperto».

Vittorio Borgia racconta la Fase 3 dei suoi Bioesserì e della pasticceria Baunilla: «Questa è una falsa ripartenza»

Pur rimanendo ottimista «perché – dice – lo sono di natura e credo che a settembre torneremo a essere vicini alla vecchia normalità», Vittorio Borgia, imprenditore palermitano della ristorazione a Milano con i due locali Bioesserì di Brera e Porta Nuova, la pasticceria Baunilla che mercoledì raddoppierà la sua insegna di via Broletto con l’apertura in corso Garibaldi e la partecipazione alla gestione di Fud sui Navigli, è fermamente ancorato alla realtà che analizza con spietata lucidità.

Vittorio Borgia
Vittorio Borgia

Perché ritiene che settembre sarà il mese cruciale per capire quale sarà il futuro della ristorazione milanese?
«Fino a questo momento siamo alle prese con una falsa ripartenza. Il calo di fatturato delle mie aziende, a seconda delle insegne e della loro ubicazione, va dal 55 al 75%. Questo insieme ai ritardi dell’erogazione della cassa integrazione che abbiamo anticipato ad alcuni dei nostri dipendenti che versavano in condizioni difficili, fa sì che sarebbe improprio parlare di ripartenza a tutti gli effetti».

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Ha analizzato nei dettagli la genesi del calo?
«A mancare non è soltanto il fatturato del pranzo che con l’assenza dei lavoratori in smart working, dei business-man e della clientela del mondo della scuola gli studenti a casa di fatto è inesistente. A pesare, soprattutto nei nostri locali del centro città, è anche la scomparsa dei residenti spostatisi anzitempo nelle case di villeggiature, che in una zona di alto-spendenti rappresenta una parte interessante del fatturato. E poi, naturalmente, c’è la paura che continua bloccare tantissime persone dal ritorno alla normalità».

Una paura che condivide?
«La paura la capisco perché i casi ci sono, ma il terrore non lo condivido. Certo bisogna fare attenzione, rispettare il distanziamento sociale ma fare terrorismo mediatico non fa bene al Paese e a Milano in particolare».

Milano sta soffrendo più delle altre?
«Indubbiamente questa città è il centro nevralgico dell’economia italiana e per questo bisognerà farla ripartire perché Milano è una città di movimento. In assenza di quest’ultimo la città si svuoterà e questo, a lungo termine, sarà un problema. Per questo ritengo che a livello istituzionale bisogna fare pressione affinché la città torni a essere quella che conoscevamo».

Baunilla
Baunilla

Quindi è d’accordo con il sindaco Sala quando ha detto che bisogna finirla con lo smart working e bisogna tornare a lavorare?
«Sala ha sbagliato le parole e i modi perché la sensazione è stata che il riferimento fosse a chi, da casa, avrebbe lavorato meno di quanto fa in ufficio. E non è così. Però nella sostanza non ha torto. La mancanza di movimento fa arretrare l’economia della città».

Sono in tanti, però, gli imprenditori che stanno pensando di continuare con lo smart working…
«Sarebbe un grave errore. A soffrirne non sarebbe soltanto la ristorazione ma qualsiasi altro settore perché il lavoratore che non si muove non consuma, non compra, non prende i mezzi. L’imprenditore che dismette dei locali aziendali a causa dello smartworking mette in crisi l’indotto…  facendo fermare la ruota dell’economia cittadina che, in ogni caso, non tornerà come quella pre-Covid perché le aziende hanno capito che i meeting on line funzionano e molte trasferte saranno tagliate».

Tornando alla ristorazione e alla paura, la realtà è che all’interno dei locali il distanziamento nella maggior parte delle volte è un’utopia…
«Purtroppo gli irrispettosi non mancano mai. In questi casi occorre intervenire perché una seconda ondata di Covid-19 non possiamo permettercela».

Che consigli darebbe al sindaco Sala?
«A lui, così come alla Regione, dico di coordinarsi tra di loro perché andando avanti di questo passo si rischia l’immobilismo. A chi di dovere, invece, suggerisco di mettere su una campagna a smontare quella percezione dell’Italia come secondo untore del mondo perché questa nomea non fa bene a nessuno di noi».

Bioesserì
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