Costanza Zanolini, l’imprenditrice gastronomica che ha creato locali di successo come Maido (il primo che ha lanciato a Milano l’okonomiyaki, la “frittata” giapponese ndr), AmuseBouche e Madre affronta una nuova sfida: la cucina libanese. Ha aperto da poco in via Sottocorno, una delle zone milanesi votate al gusto, Mezè. Un bistrot elegante ma informale, con un arredamento colorato e dai toni caldi. Lo chef è Maradona Youssef.
Come nella migliore tradizione libanese, da Mezè il cibo è espressione di convivialità: tanti meze, cioè piattino da condividere con gli altri commensali e commentare insieme. Anima del locale, lo chef libanese ex semifinalista della quinta stagione di Masterchef alla sua prima importante esperienza milanese, che ha ideato un menu a base di piatti della tradizione, reinterpretati in chiave moderna.
Mezè: arriva il Libano a Milano
Oltre ai classici hummus, babaganoush e falafel, tante specialità regionali ancora poco note. Il menu è un vero e proprio itinerario gastronomico che percorre il Libano da nord a sud e dove gli ingredienti locali (otto presidio Slow Food) sono i protagonisti indiscussi. Un’esperienza di totale condivisione del gusto, dove ogni piatto racchiude un aneddoto del folklore libanese che affonda le proprie radici nei secoli passati: il biscotto da gustare a Pasqua in famiglia o la crema preparata in occasione di una nascita.
Mezè propone una chicca inedita: il Saj, pane libanese che assomiglia a una sorta di pita che viene prima adagiato su un cuscino e poi cotto, al momento, su una piastra speciale. Anche la cantina è ben fornita con proposte italiane di qualità, in bottiglia o al calice, e una scelta di vini libanesi.
Talento, gentilezza e amore per le tradizioni: la cucina secondo Maradona Youssef
Maradona Youssef, cosa ti ha spinto a intraprendere l’avventura di Mezè?
«Siamo un trio particolare: una milanese, un napoletano e un libanese. Un ottimo mix di professionalità e caratteri. Costanza ha grande esperienza nel campo della ristorazione, una profonda sensibilità e un innato buongusto: infatti, il locale ha un’impronta contemporanea ma conserva un’anima milanese».
Cosa pensi dell’attuale proposta gastronomica milanese?
«Milano è il centro di tutto e il luogo ideale per creare un’attività e farsi un nome. La proposta è vastissima e variegata. Negli ultimi tempi, ho notato che molti ristoranti etnici, ma anche italiani, iniziano a proporre piatti meno standardizzati e convenzionali, e lo trovo molto positivo: solo mostrando il vero volto delle cucine tradizionali è possibile fare cultura».
Ad esempio?
«Mi ha colpito la cucina di Viviana Varese che rispecchia la sua visione cosmopolita del cibo e della vita».
Cosa vorresti comunicare con la tua cucina?
«Da Mezè, voglio proporre i piatti che amo da una vita. Comunicano la mia infanzia eil mio lato più autentico. Ci sono le mie origini ma anche la meraviglia della scoperta della cucina italiana. E poi, mi piace che sia adatta a tutti: vegani, vegetariani e celiaci».
Come racconteresti la cucina libanese a chi non ha mai avuto l’occasione di assaggiarla?
«La cucina libanese è straordinariamente umile ed è di una semplicità disarmante. Ingredienti freschi e facili da trovare, come le verdure: melanzane, peperoni e ceci che si trasformano in piatti ricchi di sapori decisi, grazie alle spezie dalle proprietà disinfettanti e anti-infiammatorie, dosate senza eccessi. Utilizziamo molte salse, composte con materie prime che non subiscono elaborazioni particolari in modo da lasciare che i singoli ingredienti conservino la loro naturalità».
A livello esperienziale?
«Abbiamo vissuto due anni caratterizzati dalla distanza: ora è tempo di tornare a godere dei piaceri della tavola, accanto ai nostri affetti. Da questo punto di vista, la cucina libanese è perfetta, perché è pura convivialità. Alla domenica, nel mio Paese, il pranzo è un rito comunitario e portiamo in tavola una cinquantina di assaggi diversi».
Qual è il tuo primo ricordo legato al cibo?
Ero un bambino e ricordo mia nonna seduta su una sedia di bambù che sgranava il melograno, per preparare la melassa, e mi porgeva questi piccoli frutti rossi».
Cosa rende un ristorante un “buon ristorante”?
«Un luogo in cui si manifesta il gesto d’amore più bello: cucinare per gli altri e non per se stessi. È un atto di grande responsabilità, perché ci facciamo carico della felicità altrui».
C’è qualcosa che non rifaresti o cambieresti della tua partecipazione a Masterchef?
«È passato molto tempo e sono cresciuto, come persona e come professionista. Ogni tanto, capita di rivedere qualche scena ed è naturale notare piccoli errori di gioventù: li prendo comunque con molta leggerezza e… Cerco di riguardarmi il meno possibile!».
Mezé a Milano, le info
DOVE
Via Sottocorno 19/a, Milano
ORARI
Martedì – Domenica
12.00 – 15.00 / 19.00 – 23.30
CONTATTI
338.3470350
02.52809202
MAIL
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SITO
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