Novel food: grilli per la testa o nel piatto?

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Metti un insetto nel piatto e pensi a un errore, a qualcosa che non va: in realtà, l’entomofagia, ovvero un regime dietetico basato proprio sugli insetti, e il novel food sono argomenti seri e sempre più oggetto di dibattito, anche in Italia.

Specie dopo l’entrata in vigore, a inizio 2018, del regolamento europeo che consente di mettere in commercio, previa specifica autorizzazione, i nuovi alimenti, tra cui appunto gli insetti: circa duemila le specie considerate commestibili e due miliardi le persone che già oggi nel mondo li mangiano.

Un alleato, secondo la Fao, per contrastare la fame nel mondo (in aumento); un campanello d’allarme per altri, per esempio la Coldiretti, che a suo tempo evidenziò come l’arrivo sulle tavole degli insetti sollevasse interrogativi di carattere sanitario e salutistico legati a metodi di produzione, provenienza e tracciabilità dei prodotti.

A distanza di un anno e mezzo, come stanno le cose? In Italia resta non ammessa la commercializzazione di insetti e derivati per impiego alimentare, se prima non si ottiene la certificazione dell’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, la quale, però, a fine 2018 risultava non aver rilasciato alcuna nuova autorizzazione.

Come ribadito dall’International platform of insects for food and feed, gli insetti oggi sono autorizzati solo come alimenti per i pesci di allevamento e per il cibo per gli animali da compagnia, mentre restano vietati per l’allevamento di pollame o di altri animali destinati al consumo umano e per l’alimentazione umana.

Con una popolazione mondiale che nel 2050 arriverà quasi a quota dieci miliardi di persone e una richiesta di produzione di cibo destinata a salire del 70% (raddoppio per la domanda di prodotti animali), restano, però, un’opzione, perché completi da un punto di vista nutrizionale e a basso impatto ambientale: si stima che la produzione supererà il milione di tonnellate entro il 2025 dalle attuali cinquemila.

L’interesse, intanto, cresce: da un’indagine Doxa emerge come, pur permanendo ancora molti dubbi relativi alla questione della sicurezza alimentare, 4 italiani su 10 siano aperti a testare novel food.

Giulia Tacchini: «Aiutiamo a saperne di più»
A tu per tu con Giulia Tacchini, food designer, che con Giulia Maffei, biologa e comunicatrice scientifica, ha creato nel 2015 Entonote (entonote.com), associazione che divulga il tema degli insetti commestibili, per esempio con il format #Entoexperience. Prossimo appuntamento lunedì prossimo, 13 maggio.

Di che cosa si tratta?
«È un laboratorio di avvicinamento all’insetto nel piatto: una possibilità che diamo alle persone di essere coinvolte e informate su questo tema di grande attualità. Non si tratta solo di fare degli assaggi, ma di vivere un’esperienza gastronomica, culturale e sociale».

Com’è la risposta?
«Ovviamente chi sceglie di partecipare ai nostri eventi è già proiettato a ciò che vuole andare a fare e più consapevole. Il nostro è un percorso graduale di avvicinamento all’insetto nel piatto: questo approccio soft aiuta a superare eventuali ritrosie. In questi cinque anni sono aumentate le persone che si sono aperte a questa tematica».

Perché mangiare insetti?
«Gli insetti edibili sono completi da un punto di vista nutrizionale, ricchi di proteine, ferro, calcio, vitamine e altri micro e macronutrienti, e hanno un basso impatto ambientale. Sono un’opportunità da molti punti di vista, specie come presa di coscienza di ciò che troviamo nel piatto e che ha un impatto sull’ambiente e sulla nostra salute. Nonostante o forse proprio perché così lontano dalla nostra cultura, l’insetto ha una forte dote comunicativa».

Cioè?
«È in grado di catturare l’attenzione e consente così di parlare di temi come sostenibilità e nutrizione, di cui ormai non si può più far finta di niente, sia nella vita quotidiana di ciascuno di noi, sia a livello di industria alimentare».

Le principali obiezioni rimandano alla questione della sicurezza alimentare e alla tracciabilità dei prodotti: cosa ne pensi?
«Nel momento in cui anche in Europa si decide d’introdurre gli insetti nell’alimentazione è giusto dotarsi di materie prime che arrivino dall’Europa e da allevamenti con certificazione dell’Efsa perché in possesso di determinati canoni per la sicurezza alimentare e ambientale: è impossibile e non corretto pensare di essere in Italia e mangiare un insetto della foresta amazzonica».


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