La questione ristoranti è ormai all’ordine del giorno dopo la lettera inviata dal presidente Fontana al governo. Il Cts dal canto suo ha aperto uno spiraglio dichiarando che sta valutando le aperture serali dal 5 marzo. Ad intervenire sulla questione anche lo chef Andrea Berton, patron dell’omonimo ristorante stellato in via Mike Bongiorno a Milano.
Le dichiarazioni. «Perché aprire i ristoranti a pranzo e non a cena? – ha affermato Berton in un’intervista al Corriere -. Le attività che non sono in grado di garantire la sicurezza dei clienti devono restare chiuse. Ma le altre andrebbero lasciate lavorare o nel prossimo futuro avremo solo licenziamenti e saracinesche abbassate».
Lo chef è fortemente convinto che si possa riaprire in piena sicurezza anche la sera. «Se venissero effettuate ispezioni a tappeto sulle attività si potrebbe far ripartire davvero quelle in regola – ha aggiunto Berton -: così viviamo un’agonia che non è più sostenibile economicamente. Del resto da un anno a questa parte tantissimi ristoranti hanno investito per garantire una totale sicurezza igienico-sanitaria: conciliando un servizio di altissima qualità alla salvaguardia degli ospiti. Le garanzie per la salute ci sono».
Il problema più grande per i ristoratori resta l’incertezza. «I continui stop and go delle ordinanze hanno indebolito finanziariamente tutte le attività. Ogni volta che riapro dopo un periodo di chiusura – ha ribadito Berton – ho quattro giorni di lavoro di preparazione che rappresentano un costo ingente. Senza poter pianificare non si può andare avanti. E se mai dovesse esserci un’altra chiusura… sarebbe davvero un disastro».
A livello economico la cena sarebbe poi un salvagente per risollevare le sorti di molti locali ormai in apnea. «La cena è essenziale perché si possa ritrovare una semi-normalità – ha concluso Berton -. Il mezzogiorno consente a mala pena di arrivare a coprire le spese vive. Se si continua così, tra un mese bisognerà iniziare a ripensare totalmente il lavoro e l’offerta. Anche perché lo smart working ha fatto diminuire sensibilmente i meeting aziendali che erano una parte considerevole della clientela del pranzo».