Rifiuti elettrici? Diventano elettrodomestici, grazie ai detenuti

rifiuti elettrici
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Un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici. L’ha realizzato A2A, in collaborazione con Comune di Milano e Regione Lombardia, nel carcere di Bollate per rispondere all’esigenza di promuovere l’inclusione socio-lavorativa di persone in difficoltà. Dal mese di aprile 2018 sono iniziate le attività di avviamento dell’impianto che attualmente impiega cinque detenuti, con l’obiettivo di accrescere nel prossimo futuro il numero di persone coinvolte nel progetto.

L’impianto occupa una superficie di circa 3.000 metri quadri e ha l’autorizzazione al trattamento di 3.000 tonnellate all’anno di rifiuti elettronici. Inoltre, è dotato di un impianto fotovoltaico per l’autoproduzione di energia green.

Il trattamento dei rifiuti viene effettuato su due linee di smontaggio, la prima dedicata a tv, monitor e grandi elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie (tipologia di RAEE R2 e R3), l’altra per i piccoli elettrodomestici (tipologia R4) come telefoni cellulari, personal computer e periferiche, apparecchiature audio e video, utensili e giocattoli elettrici.

Grazie alle attività di smontaggio che vengono effettuate dai lavoratori impiegati è possibile recuperare metalli ferrosi e non ferrosi (rame, ottone, bronzo, stagno), tipologie di polimeri plastici, gomma, nonché componenti informatiche come schede elettroniche, hard disk, processori e alimentatori.

«L’impianto di trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici arricchisce il carcere di Bollate di un’ulteriore opportunità per potersi rimettere in gioco attraverso il lavoro – ha sottolineato Cosima Buccoliero, direttore aggiunto della Casa di Reclusione Milano Bollate -. Si tratta anche di un progetto virtuoso che unisce l’attenzione all’ambiente al terzo settore, dimostrando come una proficua collaborazione tra pubblico e privato possa, come fine ultimo, approdare all’inclusione sociale in un’ottica di vera sostenibilità».

«La componente umana del lavoro vuole essere adeguatamente valorizzata rispetto all’automazione del processo – ha aggiunto Valerio Camerano, amministratore delegato di A2A –. Questo progetto è uno dei tanti tasselli che compongono il nostro modello per l’economia circolare: un sistema basato sulla gestione integrata dell’intera catena ambientale, dalla raccolta al trattamento, e che prevede che tutti i rifiuti siano avviati a recupero di materia o energia evitando così il ricorso alla discarica».


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