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18. 04. 2024 18:37

Didattica a distanza: nuovi metodi didattici per far fronte all’emergenza coronavirus

Gli insegnanti imparano la tecnoscuola: si lavora su piattaforme tecnologie per non limitarsi al solo invio di compiti

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C’è chi era già preparato, ma la maggior parte degli insegnanti in poche settimane ha dovuto studiare nuove piattaforme tecnologiche per poter avviare la didattica a distanza. Il 17 marzo Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, con una nota ha spiegato che la didattica a distanza non significa «il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione e che non prevedano un intervento successivo di chiarimento, di restituzione da parte del docente». Inoltre il ministro suggerisce di privilegiare la modalità della “classe virtuale”.

 

Giuseppe Bilancioni - didattica a distanza
Giuseppe Bilancioni – didattica a distanza

Infanzia. La Giocomotiva ha due nidi e due scuole dell’infanzia. L’iniziativa per restare vicini ai bambini rimasti a casa si chiama “Io e te, comunque”. «Ogni giorno, tramite il nostro canale Facebook e una mail, mandiamo canzoni, tutorial per fare lavoretti o storie – racconta il fondatore Giuseppe Bilancioni -.
Lo facciamo attraverso l’Ape Pita, il personaggio “facilitatore” che ci guida nel percorso didattico-pedagogico durante tutto l’anno per aiutare i bambini nella conoscenza dell’altro da sé. Il nostro è un asilo bilingue e quindi le educatrici inviano, per la didattica a distanza, anche contenuti in inglese».

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Elementari. «Dai primi di marzo abbiamo iniziato a lavorare con la piattaforma di Google ClassRoom, ma si trattava solo di comunicazioni scritte – spiega Valentina Palma, maestra della scuola elementare Gianni Rodari di Milano 2 -. I bambini mi mancavano e volevo vederli, così all’inizio ci siamo organizzati con un caotico collegamento via Skype. Ora usiamo la piattaforma per fare didattica a distanza con 4 o 5 alunni per volta.

Valentina Palma - didattica a distanza
Valentina Palma – didattica a distanza

In più integriamo anche con video registrati da noi maestre con approfondimenti su argomenti specifici. Stiamo cercando di non dare compiti da fare da soli perché ci interessa soprattutto mantenere i contatti diretti con i bambini, anche perché non tutti i genitori possono supportarli, visto che devono lavorare da casa anche loro. I bambini sono molto contenti, parlano tantissimo, cercando di rispettare il proprio turno, anche se chiedono di tornare a scuola presto. Non sono spaventati dalla situazione, ma piuttosto annoiati. Al momento non mettiamo voti, osserviamo solo chi si impegna di più o chi rispetta gli orari».

 

 

Medie. I professori della media Puecher (zona viale Monte Ceneri) ogni settimana realizzano un video che mette insieme microfilmati dove ogni docente si mostra mentre canta, cucina, guarda un film da casa propria. «Oltre a insegnare italiano, storia e geografia curo il blog della scuola – racconta Simona Lamonaca – e ho chiesto ai ragazzi di mandarmi filmati su attività piacevoli che riescono a fare in questo periodo. Per i prossimi giorni dovranno realizzare un Tg per parlare proprio della didattica a distanza».

Simona Lamonaca - didattica a distanza
Simona Lamonaca – didattica a distanza

Qualche docente utilizzava già piattaforme digitali, mentre altri hanno dovuto reinventare il loro lavoro. «Con questo sistema possiamo però fornire solo “pillole” degli argomenti: il problema resta l’approfondimento. Qualche volta anticipo la lezione con un video realizzato da me o da altri insegnanti che lo hanno condiviso, aggiungendo un test per vedere se hanno capito il contenuto della lezione. Inoltre, organizzo video conferenze con gli studenti per fare il punto della situazione. Altri colleghi invece coordinano vere e proprie video-lezioni, ma secondo me non è facile, anche perché non tutti hanno i mezzi tecnologici adatti. Per le interrogazioni chiedo ai ragazzi di mandarmi dei file audio in cui devono produrre un discorso che unisca i contenuti che hanno studiato. Ora sto cominciando a dare anche i voti».

 

Superiori. «La scuola uscirà da questa esperienza totalmente rinnovata». A parlare è Maria Gallelli, professoressa di italiano e latino degli indirizzi scientifico e scienze umane dell’Istituto Cardano. «Per noi è stato tutto nuovo: nel giro di due settimane abbiamo dovuto creare un sistema per registrare tutti i 1.500 studenti alla piattaforma Google Gsuite e iniziare a fare videolezioni collegandoci attraverso Skype o Meet con un preciso programma settimanale. Noi insegnanti lavoriamo il triplo perché rimaniamo a disposizione per tutta la giornata per dubbi e chiarimenti.

Maria Gallelli - didattica a distanza
Maria Gallelli – didattica a distanza

I ragazzi sono abbastanza partecipi, ma insegnare è un’altra cosa: non si può fare a meno del contatto umano. Ma per ora la videolezione è l’unica alternativa». Se la chiusura delle scuole si protrarrà ancora si porrà anche il problema delle valutazioni, oltre che degli esami di terza media e di quello di maturità. «Per ora non sto dando voti, né facendo interrogazioni perché in queste settimane l’obiettivo è mantenere i rapporti con gli studenti; per il futuro si vedrà. Al momento valorizziamo soprattutto chi si impegna, chi partecipa, chi riconsegna i lavori assegnati. Questo aiuta a far capire ai ragazzi che la didattica, compresa la didattica a distanza, non si può racchiudere in un voto: l’obiettivo della scuola è quello di tirare fuori il meglio di ognuno».

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