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18. 04. 2024 07:59

«Una maturità da ricordare»: sei ragazzi milanesi raccontano il loro Esame di Stato

Le testimonianze raccolte da Lisa Zanirato, Roberto Palmiero e Serena Scandolo

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«Più angosciante l’attesa»

Laura Zanirato
Sistema moda • IPSIA Majorana, Cernusco S/N

Com’è stato vivere l’anno più importante delle superiori online?
«È stato difficile abbandonare la routine: il confronto con le persone, vedere i miei compagni, supportarci durante le lezioni, scambiarci gli appunti. Ma ormai la tecnologia ci aiuta molto. Anche se non restituisce le stesse sensazioni e non ti permette di essere coinvolto e concentrato come in aula. Il dialogo con i professori e i compagni non è mai mancato. Molti legami si sono intensificati. Quando sei a scuola è normale condividere certe dinamiche, ma a distanza ci siamo supportati ed impegnati di più».

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Ti ha messo in soggezione l’incertezza rispetto all’esame?
«All’inizio sì. Nulla era certo. Avevo paura di non essere abbastanza preparata, perché la didattica a distanza ha portato modalità d’insegnamento diverse. In alcuni casi è stato un bene: abbiamo fatto molte più interrogazioni, di conseguenza la maturità interamente orale è stata più semplice. Ma in altri casi no: il mio corso prevede tanta pratica e per quella è necessario lavorare in presenza».

E l’esame?
«Stabilite le nuove regole, ho vissuto l’esame con le paure di qualsiasi maturando. Ripensandoci, è stato più angosciante il pre-maturità. A scuola c’era un clima rilassato. Sono partita dall’elaborato sull’argomento assegnatomi dalla commissione poi i professori hanno fatto le loro domande».

Voto: 92/100

«Professori concilianti»

Paolo Pellicani
Tecnico • Evangelista Torricelli, Milano

Come ti immaginavi l’esame di maturità prima del lockdown?
«Difficile, ma non troppo. Durante l’anno ho avuto la possibilità di parlare con alcuni ragazzi che lo avevano già sostenuto e mi hanno rassicurato. La prima prova, essendo un tema, non mi aveva mai dato grosse preoccupazioni, a differenza della seconda sulla materia di indirizzo e dell’orale».

Le video-lezioni ti hanno preparato sufficientemente all’esame?
«Dal mio punto di vista sono state utili: la maggior parte dei professori si sono dimostrati molto disponibili, offrendo più tempo a noi maturandi piuttosto che alle altre classi (terze e quarte). È anche vero però che non tutti i docenti sono riusciti a sostenerle a causa della scarsa dimestichezza con la tecnologia e questo è certamente un problema che in Italia deve essere superato in fretta».

Com’è si è svolto l’esame?
«I banchi degli insegnati erano disposti a semicerchio, posizionati con le dovute distanze. Al centro era presente il banco dello studente. L’esame orale si è svolto in cinque momenti: innanzitutto ho esposto un progetto relativo alle materie di indirizzo, sostituendo così la seconda prova. Poi ho svolto l’analisi di un testo. Dopodiché mi è stato chiesto un argomento “a sorpresa” e le ultime due domande hanno riguardato la materia di cittadinanza e costituzione e un resoconto dell’attività svolta durante l’alternanza scuola-lavoro».

Ti è dispiaciuto non poter condividere questa tappa cruciale con i tuoi compagni di cinque anni?
«Aver trascorso l’ultimo giorno di scuola senza sapere che sarebbe stato l’ultimo è stato molto triste. Speravo di passare insieme ai miei compagni gli ultimi giorni di questa avventura, stavamo organizzando anche un piccolo viaggio tra noi studenti per chiudere in bellezza ma è saltato tutto, data la situazione».

Voto: 86/100

«Puntavo sugli scritti, ma…»

Michela Pennati
Linguistico • Varalli, Milano

Come ti immaginavi l’esame e come lo hai trovato invece?
«Sinceramente me lo aspettavo più rigido e difficile. Ero abbastanza agitata, credevo magari di non aver capito bene tutti gli argomenti spiegati in video-lezione, ma questo clima ha sicuramente favorito la mia prestazione, che è stata buona».

In cosa ti senti “penalizzata”?
«Io puntavo molto sulle prove scritte: so di essere più emotiva durante l’orale, mentre negli scritti riesco a concentrarmi di più e a dare il meglio».

Cos’altro hai accusato durante questo periodo lontana dai banchi di scuola?
«Abbiamo svolto le lezioni con regolarità, anzi, gli insegnanti si sono dimostrati molto disponibili. Però seguire le spiegazioni da casa è molto più noioso e frustrante, non si ha neanche la possibilità di alzarsi tra una lezione e l’altra e scambiare quattro chiacchiere con i compagni. Per fortuna a casa c’era mia sorella».

Dunque hai sentito la mancanza dei compagni?
«Beh sì. Abbiamo sempre studiato insieme e ci siamo sempre confrontati. Sarebbe stato importante non solo dal punto di vista strettamente scolastico, ma anche emotivo, per avere del sostegno morale. Tutto questo mi è mancato».

Sognavi una “notte prima degli esami” diversa?
«Onestamente non ho mai dato troppo peso a questa cosa, ma essere a casa da sola senza nessuno con il quale condividere questo momento di ansia non è stata una cosa positiva. Per fortuna ho vista una mia compagna che mi ha fatto da testimone il giorno dell’esame: ho vissuto con piacere questo momento di ricongiungimento».

Voto: in attesa

«L’ansia è diventata voglia»

Alessandro Arrighetti
Turismo • Varalli, Milano

Cosa ti aspettavi dalla maturità e come hai vissuto questi mesi di attesa?
«Sapevo che avrei dovuto affrontare i due scritti e l’orale: sinceramente speravo non arrivasse mai il momento. Avevo un po’ di ansia. Con il lockdown la paura delle tante prove si è trasformata in preoccupazione per le modalità che potevano essere adottate per sostituire l’esame tradizionale: il tutto è stato deciso all’ultimo momento e l’esame rischiava di diventare troppo breve per permetterci di esporre al meglio ciò che avevamo preparato durante l’anno».

E una volta conosciute le nuove modalità?
«Le sensazioni si sono capovolte: ho cominciato a sperare di essere tra i primi estratti per togliermi il cosiddetto “peso” e cominciare finalmente un nuovo percorso, quello professionale. L’esposizione racchiusa in una sola ora poteva essere un vantaggio e questa cosa mi ha tranquillizzato: una volta entrato in aula, l’ansia si è azzerata e in 50 minuti ho finito di esporre tutti gli argomenti».

Ti aspettavi di più anche a livello formativo da questo esame? Come lo hai trovato?
«Speravo in qualcosa di più entusiasmante, anche più costruttivo. Invece è stata un’esperienza molto veloce e fredda. Avevo i miei soliti insegnanti disposti a semicerchio e distanziati tra loro, tutti indossavano le mascherine. Una scena abbastanza strana effettivamente, non certo come me l’ero immaginata».

Qualche episodio particolare o divertente?
«Una insegnante durante l’esame non era fisicamente presente in aula, era collegata in video-chiamata: ci sono stati un po’ di problemi nel capire le sue domande e a farle capire le mie risposte, una scena abbastanza comica oltre che inusuale».

Credi che la pandemia e la riorganizzazione dell’esame ti abbiano in qualche modo penalizzato?
«No, perché i miei insegnanti hanno svolto lezione con grande puntualità e costanza, seguendo l’orario tradizionale e svolgendo praticamente tutto il programma».

Voto: in attesa

«L’incertezza dell’ignoto»

Gaia Rivola
Scienze Umane • G. Agnesi, Milano

Qual è stato il tuo dubbio più grande?
«Più passavano i giorni, più mancava la sicurezza. I professori erano i primi a non poterci dare alcuna certezza: ogni docente dava la propria versione su come si sarebbero potuti svolgere gli esami e ognuno aveva un’idea diversa».

Hai avuto timore per la tua sicurezza?
«No, perché nella mia scuola l’organizzazione è stata buona: nessun affollamento né all’esterno né all’interno e percorsi differenziati di entrata e uscita».

Cosa pensi di un esame solo orale?
«Non sono d’accordo, perché molti sono più bravi a scrivere che a parlare e basare il voto di cinque anni solo su una prova orale mi sembra una presa in giro. Molti hanno preso un voto più basso di quello che avrebbero meritato».

Quanto ha inciso la DAD sulla preparazione dell’esame?
«Io ringrazio i miei professori perché ce l’hanno messa tutta per darci una preparazione adeguata, ma la DAD è diversissima da una lezione in presenza. Studiare da soli è difficile».

Cosa vorresti dire alla ministra Azzolina?
«Comprendo che sia stato difficile affrontare questa situazione, ma avrebbe dovuto far sapere prima come si sarebbe svolto l’esame».

Voto: 78/100

«Cosa avrei cambiato…»

Margherita Capra
Linguistico • G. Agnesi, Milano

Qual è stato il tuo dubbio più grande?
«Quando abbiamo iniziato la DAD quello che ci preoccupava di più era la busta con l’argomento nascosto. A me fortunatamente è uscita una citazione di Svevo sulla malattia: mi è piaciuto, ho parlato della Coscienza di Zeno e l’ho collegato con Marx, che era il mio argomento preferito».

La domanda di cittadinanza e costituzione?
«È stata sul primo diritto sociale della Costituzione. Nella DAD è l’argomento che abbiamo trattato per ultimo, ma il nostro professore ci aveva fatto preparare sui primi 18 diritti della Costituzione».

Cosa ne pensi di un esame solo orale?
«Sembrava che fosse tanto più facile, in realtà non è stato così. Anche perché ne sapevamo poco e niente, alcuni professori ci avevano detto che si sarebbe svolto in tutt’altro modo: la mia commissione ha poi seguito alla lettera il decreto, altri hanno deciso di aiutare di più, insomma andava un po’ ad interpretazione».

Cosa vorresti dire alla ministra Azzolina?
«Avrei lasciato perdere la parte sulla prima e la seconda prova: scritti che avresti dovuto svolgere in 6 ore e che qui sono stati fatti giusto perché si dovevano fare. Avrei lasciato più spazio all’elaborazione di un argomento per far emergere la crescita di questi 5 anni».

Voto: 84/100

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