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18. 04. 2024 03:32

“Questa volta lo faccio a casa”, un giornalino per sentirsi ancora in classe

L’iniziativa dell’Istituto Comprensivo Italo Calvino di Milano. La preside Russo: «Dagli scritti vedo che i bambini hanno bisogno di sentirsi vicini alla scuola»

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“Questa volta lo faccio a casa”. «Il medico paura non ne ha e il virus sconfiggerà, la pace tornerà e il mondo si calmerà. A scuola si rientrerà, gli amici si rivedrà, il medico trionferà e il virus scomparirà». Così scrive Emma, poetessa di quarta elementare.

«Siamo un po’ preoccupati per la nonna che ha il diabete e quindi è più a rischio», scrive invece Matilde di quinta. E poi c’è Filippo, che va alle medie e che ha realizzato il suo divertente “Tg 40ena”.

 

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“Questa volta lo faccio a casa”, il progetto all’Italo Calvino

All’Istituto Comprensivo Italo Calvino, in zona Precotto/Villa San Giovanni, insegnanti, genitori e bambini hanno pubblicato “Questa volta lo faccio a casa”, un giornale di 50 pagine pieno di articoli, disegni, foto, racconti, proposte di giochi, link che conducono a video con canzoni e persino a laboratori teatrali a distanza.

Il tono è leggero, ma non sempre: «Con la faccia che ti fa male e le orecchie piagate dagli elastici delle mascherine, perché durante il tempo che sei lì dentro non puoi aggiustarti, non puoi bere, non puoi toccarti alcuna parte del corpo che sia scoperta e non puoi uscire, altrimenti ti dovresti cambiare e non ci sono abbastanza dispositivi di protezione individuale per fare 2 cambi a turno», scrive Maribel, mamma infermiera del reparto di terapia intensiva della Multimedica. «Questo giornalino è il nostro fiore all’occhiello», ci dice la preside Dorotea Maria Russo.

Dorotea Maria Russo
Dorotea Maria Russo

Come avete realizzato il giornalino?
«C’è una redazione composta da un’insegnante della primaria, una dell’infanzia e due della secondaria. Questo è il primo numero che abbiamo pubblicato solo online. Dai loro scritti vedo che i bambini hanno bisogno di sentirsi vicini alla scuola e che gli insegnanti vanno loro incontro lavorando non solo alla didattica, ma anche sull’emotività».

Avete avuto difficoltà con la didattica a distanza?
«La scuola dell’infanzia è stata la prima a muoversi, perché è composta da sole sei sezioni guidate da un affiatato gruppo di insegnanti. La media è stata altrettanto tempestiva perché utilizza già le tecnologie informatiche per alcuni progetti come + Europa, che ogni anno coinvolge tutta la scuola attraverso ricerche e presentazioni con la piattaforma Edmodo.

Le maggiori difficoltà si sono presentate alle elementari, perché l’insegnamento si basa molto sul rapporto diretto con i bambini. A casa devono essere seguiti dai genitori per lo svolgimento dei compiti e nell’utilizzo delle tecnologie, e le famiglie si sono sentite investite di un carico troppo grande. Così ho deciso di chiedere alle maestre di non dare più compiti a partire da maggio, ma di cercare di stimolare i bambini realizzando un’attività interdisciplinare».

Come riuscite a seguire gli alunni stranieri?
«Consegnando loro i computer, ho potuto constatare da vicino le difficoltà delle loro famiglie, anche solo per pagare le connessioni. Nella scuola secondaria abbiamo creato una classe virtuale per i ragazzi stranieri con più problemi di integrazione.

Abbiamo però notato che altri studenti di origine straniera, sono stati aiutati da questa situazione: durante le lezioni a scuola soffrivano perché risentivano dell’esuberanza degli altri compagni, mentre ora quei ragazzi, all’interno delle classi virtuali, non avvertono più nessun complesso di inferiorità».

E gli studenti con disabilità?
«I bambini disabili, soprattutto quelli gravi, soffrono tantissimo il fatto di dover restare in casa. Siamo stati una delle prime scuole che fin da subito ha organizzato gli interventi dell’assistenza educativa secondo le indicazioni dell’assessore Laura Galimberti. Gli educatori seguono i bambini nelle classi virtuali e attraverso videochiamate con le famiglie».

Come si svolgerà l’esame di terza media?
«Non abbiamo ancora avuto indicazioni precise, ma pare che i ragazzi dovranno scrivere una tesina. In questo momento la nostra preoccupazione principale è la valutazione. Nei primi anni delle elementari è difficile dare una valutazione numerica. Nelle classi successive sarà più semplice, anche se in questo momento bisogna considerare soprattutto le competenze trasversali dei bambini».

Come vi state organizzando per il rientro a settembre?
«Penso che saremo in grado di fare classi spezzate, in parte a scuola e in parte a casa. La vera questione sarà far conciliare i tempi lavorativi dei genitori con le lezioni, specialmente per i bambini delle elementari, che di solito rimanevano a scuola per otto ore e anche oltre. Di sicuro a settembre cambierà tutto».

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