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18. 04. 2024 11:21

«E la scuola bussò», lo striscione di Priorità alla Scuola per sensibilizzare sul rientro in classe a settembre

Parafrasando Loredana Bertè il comitato ha portato in piazza Duomo le difficoltà ed i problemi di una scuola segnata dalla pandemia e dalle carenze strutturali

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Nella giornata di ieri il Comitato “Priorità alla Scuola!” è tornato a manifestare. Lo ha fatto con un’azione tanto forte quanto scenografica: in piazza Duomo a Milano è stato srotolato uno striscione di 10 metri dalla terrazza dell’Arengario. Sopra c’era riportato una citazione presa in prestito da Loredana Berté: «La scuola bussò dove c’era il silenzio ma una voce sguaiata disse “Non è più tempo”».

“Priorità alla Scuola!” lancia l’allarme per settembre

«Mentre il paese si riattiva e si prepara alla stagione estiva, anche grazie a una campagna vaccinale che corre velocemente, molte scuole sono rimaste chiuse, molti ragazzi delle superiori sono rimasti in Dad e gli esami di fine ciclo sono parziali e scanditi da protocolli che, nel contesto attuale, suonano del tutto obsoleti – spiegano gli organizzatori -. Non è andato tutto bene, e “dopo avere pianto un po’ per un altro no”, bisogna dirsi chiaramente che le carenze strutturali della scuola non si vaccinano».

La pandemia, oltre aver causato agli studenti i danni legati alla DAD, ha messo anche in evidenza le carenze strutturali delle scuole. «Il governo continua a derubricare i problemi strutturali che affliggono la scuola da decenni – proseguono -. Servono spazi per la didattica e ambienti formativi accoglienti e curati, serve più personale e serve che non sia precario, servono condizioni di lavoro migliori, serve la garanzia di una didattica continuativa e di qualità».

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Le speranze che la situazione cambi a settembre sono pressoché vane. «Alle porte della scuola ancora una volta non ha bussato nessuno, se non per le prove invalsi, il curriculum dello studente e per un esame di stato che senza prove redatte dallo Stato non si può definire tale. Certo – conclude Priorità alla Scuola – non hanno bussato in questi due anni coloro che avrebbero dovuto garantirne l’apertura al 100 per cento, con tracciamento, spazi e organico. La scuola oggi finisce ma forse non è mai cominciata».

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