Il Governo sembra proprio aver dimenticato gli ambulanti di Milano e di tutta Italia, visto che è scaduta la proroga per l’emergenza Covid e, con essa, è scaduto anche il termine per il rinnovo delle concessioni di commercio su aree pubbliche. Ma al MISE, il Ministero per lo Sviluppo Economico, nessuno sembra aver preso a cuore questa necessità.
Il Governo faccia qualcosa per gli ambulanti di Milano e di tutta Italia.
Dunque, che fare? Al momento i commercianti ambulanti di Milano e di tutta Italia stanno ancora aspettando che Palazzo Chigi decida il da farsi. Per fortuna, a sostegno degli imprenditori milanesi, è arrivata la scelta Apeca, l’Associazione ambulanti che fa parte di Confcommercio Milano, la quale ha deciso di prorogare in autonomia le concessioni scadute. A parlarne è Giacomo Errico, presidente Apeca e Fiva Confcommercio: «La nostra pazienza si sta esaurendo – le sue parole – sono dieci anni che ci trasciniamo nell’incertezza. C’è il problema della vita e del lavoro di tante imprese. Chiediamo rispetto».
La situazione attuale
Ma qual è la situazione attuale? «Il 29 giugno – afferma ancora Giacomo Errico, presidente di Apeca e presidente nazionale Fiva Confcommercio – è scaduta la proroga per l’emergenza Covid e, con essa, è scaduto anche il termine per il rinnovo delle concessioni di commercio su aree pubbliche. Pensavamo che Palazzo Chigi volesse porsi la questione come già annunciato dal MISE. E invece sembra proprio di no. “Nel frattempo – prosegue Errico – numerosi Comuni fra cui, spiace dirlo, Milano, stanno revocando i procedimenti di rinnovo aperti. In questo modo si rischia il caos più completo».
Una crisi che va avanti da oltre dieci anni
La chiosa finale è un altro attacco alle istituzioni: «La nostra pazienza si sta esaurendo. Sono più di dieci anni che, ormai, ci trasciniamo nell’incertezza. Una volta è il legislatore a prorogare, una volta sono le sentenze del Tar, una volta è il rispetto delle norme europee. Ma qualcuno si è mai posto il problema della vita e del lavoro delle imprese? Dietro una concessione ci sono famiglie, titolari e collaboratori, c’è gente che fa impresa. “Chiediamo un po’ di rispetto. O siamo solo buoni per pagare le tasse?».