Per tre giorni, da venerdì 20 a domenica 22 settembre, l’isola di San Servolo di Venezia ritorna ad essere sede di riflessione sul funzionamento del processo e, in generale, sullo stato di salute del diritto, di imprese. Il XVII Seminario dei Giudici dell’Esecuzione e il XVI Seminario dei Giudici Delegati, dei Giudici Penali e dei Pubblici Ministeri prevede ben tre sessioni di lavoro, con ospiti che arriveranno da ogni parte d’Italia, un aspetto importante perché la giustizia non funziona allo stesso modo nel nostro Paese: in particolare si analizzeranno sia questioni vecchie che nuove problematiche legate all’attività dei giudici dell’esecuzione. Nella prima sessione, prevista per il 20 settembre, si discuterà dell’udienza ex art. 600 c.p.c., con un focus particolare sui controlli necessari, la separazione in natura e la vendita della quota. Nella seconda sessione si esploreranno le sfide del giudizio di divisione endoesecutiva, concentrandosi su aspetti quali il ruolo degli ausiliari e l’ordinanza di vendita, fino alla ripresa del processo esecutivo. Parallelamente, si terrà il XVI Seminario dedicato ai Giudici Delegati, Giudici Penali e Pubblici Ministeri, con un’attenzione particolare al decreto correttivo del codice della crisi e dell’insolvenza. Il programma completo è sul sito cespec.eu/eventi.php.
Santopietro: «Fallimento è un termine che oggi è bandito, noi parliamo di strumenti di regolazione delle imprese in crisi»
L’ESPERTO
L’avvocato Mario Santopietro non è solo uno dei massimi esperti di gestione della crisi aziendale e procedure concorsuali. A Mi Tomorrow spiega cosa significa questa tre giorni sulla laguna.
Possiamo dire che San Servolo è un appuntamento obbligato per gli operatori di questi particolari settori?
«Certo, CESPEC “Centro Studi sulle Procedure concorsuali” è un’associazione con finalità di studio e confronto tra i magistrati e organizza un seminario molto approfondito su tutte le tematiche nelle materie dell’esecuzione civile individuale, delle procedure concorsuali e del diritto penale dell’economia».
È un convengo per addetti ai lavori?
«Oltreché per i giudici dai quali è organizzato è molto interessante anche per i gestori della crisi, liquidatori, professionisti delegati e custodi giudiziari che hanno l’occasione di verificare l’applicazione della normativa e il riflesso sulle prassi applicative».
Partiamo dalla prassi: come giudica il lavoro degli operatori?
«In generale posso dire che c’è una maggiore professionalità da parte degli ausiliari a partire dai gestori della crisi, dai liquidatori, passando per i professionisti delegati e custodi giudiziari».
Novità positive anche per le leggi?
«Sì, anche perché sono state recepite esigenze europee che aumentano la protezione per le imprese che ricorrono ad alcuni strumenti di tutela nei loro confronti. Il legislatore è più attento affinché si gestiscano per tempo le situazioni di crisi, senza arrivare alle fasi patologiche delle aziende».
Ma le imprese decidono sempre di farvi ricorso?
«E’ l’obiettivo principale: portare subito le imprese a richiedere queste misure in modo da gestire e superare la crisi per evitare di arrivare alle fasi liquidatorie».
Non è facile.
«Prima si interviene e più ci sono possibilità di intercettare e regolamentare la crisi, questo è possibile grazie a diverse misure, ad esempio le misure protettive, oggetto di una giornata di studio del seminario».
Bisogna evitare il fallimento.
«Fallimento è un termine che oggi è bandito, noi parliamo di strumenti di regolazione delle imprese in crisi».
Qual è il ruolo dell’avvocato?
«L’avvocato, come anche gli altri professionisti coinvolti, svolge un ruolo deflattivo della Giustizia, ossia un’attenzione rivolta alla fase procedimentale e all’esecuzione di adempimenti, per permettere ai giudici di concentrarsi sulle questioni giuridiche che sono sicuramente di maggior interesse».
Quindi evitare di impegnare il Tribunale in attività dispersive.
«Il concetto è questo, viene dedicato, in questo modo, maggior tempo alle soluzioni di salvataggio delle imprese e, spesso, anche dei lavoratori impiegati in esse».
Quando non si riesce si apre la trafila della liquidazione e del pignoramento.
«La liquidazione e l’esecuzione sono fasi patologiche e vanno gestite sempre con maggiore professionalità e attenzione».
In che modo?
«Intanto va premesso che il legislatore ha inseguito una maggiore professionalità dei professionisti nominati con affidamento, ad esempio, delle funzioni di liberazione ai custodi giudiziari. In questo ambito occorre che vi siano professionisti equilibrati nelle decisioni, posto che spesso sono coinvolte le case di abitazione».
Ha detto che le novità legislative recenti sono positive, ne auspica altre?
«Credo che sia venuto il momento di aggiornare anche le tariffe dei professionisti incaricati, ad esempio quella dei custodi giudiziari, che risale a 15 anni fa e non tiene conto delle novità intervenute in questi anni, che hanno accresciuto competenze ed adempimenti, oltreché dell’inflazione».