Gli aeroporto di Linate e Malpensa sono pronti a salutare altri 300 lavoratori nei prossimi anni. Un dato per nulla brillante, che va però ovviamente di concerto con quanto presentato da Sea, la società che gestisce i due scali milanesi, alla commissione Malpensa del Consiglio comunale di Gallarate. Un’occupazione crollata del 7,5% e, a quanto pare, la crisi non è finita. Nonostante una lenta ripartenza e nonostante la nascita della compagnia di bandiera, ITA.
Linate e Malpensa, la crisi continua
La crisi continua, in sintesi. Si punta, per Pasqua, ad avere un traffico di passeggeri a Linate e Malpensa su livelli pre-Covid, ma questo ovviamente è l’unico motivo per sorridere. I primi tre mesi del 2022 hanno segnato una leggera ripresa, anche se i livelli restano ancora lontani da quelli del 2019. La guerra in Ucraina non ha di certo aiutato e quindi si aspettano le festività pasquali per tornare ad avere una boccata d’aria fresca. Ma due anni di lockdown, spostamenti ridotti e contagi, hanno provocato un vero e proprio terremoto occupazionale. Solo a Malpensa, secondo i dati della Sea, si è registrato un crollo dell’occupazione del 7,5% rispetto al 2020, scomparso quasi un posto di lavoro su dieci.
Fine della cassa Covid, via ai licenziamenti
Ora, con il termine della cassa integrazione da covid, partiranno i nuovi tagli. E, di conseguenza, licenziamenti su tutta la linea. Sea ha in programma un taglio di personale che entro il 2026 potrebbe ridurre gli organici di 300 dipendenti. Dall’ultimo bilancio della società si legge come Malpensa e Linate abbiano servito 13,9 milioni di passeggeri, in aumento del 46,9% rispetto al 2020: «Il comparto cargo – emerge dal bilancio – ha fatto registrare risultati record, superiori anche al 2019». E questo ha consentito di ridurre le perdite milionarie.