Lockdown made in Italy: come trascorriamo il nostro tempo?

Il lockdown imposto dal Governo Conte a causa dell’emergenza Coronavirus ha spinto gli italiani a restare in casa. Durante questo periodo forzato presso la propria abitazione sono tante le attività che abbiamo imparato a fare ed apprezzare.

Secondo una ricerca gli italiani durante questo periodo stanno ore avanti a tv computer e tablet a guardare film e serie TV su piattaforme in streaming. L’altra grande passione è lo sport, per questo molti hanno fatto un salto dentro le pagine di Amazon per acquistare materiale ginnico. Piace anche la possibilità di fare visite virtuali nei più bei musei del mondo.

Sta prendendo piede anche la spesa on line, tant’è che molti negozi tradizionali stanno organizzandosi per intercettare un trend che potrebbe protrarsi anche dopo l’emergenza pandemica. Per quanto riguarda le piattaforme di streaming a febbraio quelle che registravano i picchi di traffico più alto erano sky.it (42.616.109 accessi), raiplay.it (27.238.248) e mediasetplay.mediaset.it (18.518.767). Con l’introduzione delle restrizioni che hanno fortemente limitato la possibilità di uscire di casa, le preferenze degli utenti sono leggermente mutate. Il più alto tasso di crescita è stato registrato da Rakuten Tv (+144%), seguita da Infinity TV (+133%) e Amazon Prime Video (+120%).

Bene anche il settore dei giochi online che può contare su diversi tipi di titoli tra cui anche quelli da casino come quelli presenti in NetBet. Sono sempre più, infatti, gli utenti che si avvicinano a questo genere di giochi grazie ai tanti vantaggi offerti dai casino online.

I giovani in quarantena

Ma cosa fanno i nostri giovani in quarantena? Prima di tutti e più di tutti, i nostri ragazzi sanno comunicare al di fuori delle mura domestiche, pur rimanendo comodamente piazzati sulla sedia della propria cameretta. Quello che per gli adulti è diventata una necessità (call, telelavoro, smart working), per i quindicenni è solo l’applicazione estesa di una quotidianità già fatta di WhatsApp, videogiochi on line, appuntamenti di gruppo al cellulare. A tutto spiano.

Ad alcuni ragazzi questa quarantena ha permesso di vedere diverse serie, che normalmente non riescono a seguire a causa dei molti impegni. La restante parte invece, occupa il proprio tempo in diversi modi: videochiamate con gli amici, stando sui social, leggendo o anche cucinando.

Lavorare al tempo del coronavirus

Al tempo del Coronavirus il lavoro si è trasformato, diventando in effetti smartworking. Le tecnologie digitali che sostengono il lavoro in mobilità sono numerose. Quelle più diffuse in azienda sono l’accesso ai dati da remoto da una pluralità di dispositivi diversi e, a seguire, i device mobili come tablet e smartphone, le App e gli strumenti di social collaboration, come le chat, i sistemi di scambio di file e i blog aziendali. Insomma si tratta di piattaforme, strumenti di collaborazione e sistemi di gestione delle informazioni in cloud. Sono tante le tecnologie che permettono alle aziende di concretizzare lo smart working e sono riconducibili virtualmente a macrosettori quali le piattaforme, le soluzioni e i servizi di social collaboration e i servizi e i software di gestione delle informazioni per l’accesso, lo scambio, la sincronizzazione, la condivisione, l’aggiornamento in tempo reale di applicazioni e dati.

L’intelligenza artificiale poi ha ridisegnato i confini dello spazio di lavoro virtuale. Basti pensare, solo a titolo di esempio, al machine learning utilizzato per migliorare la produttività del dipendente. Gli algoritmi di intelligenza artificiale permettono di offrire informazioni personalizzate a ciascun membro dell’organizzazione sulla base delle attività svolte.

I vantaggi dello smart working sono molteplici. A parte la gestione dell’emergenza e la possibilità di evitare i rischi del contagio, vi sono i chilometri ogni giorno evitati da ogni lavoratore per gli spostamenti, che si riflettono positivamente anche sull’inquinamento dell’aria. Tra i benefici non è da sottovalutare il tempo risparmiato. Ogni giorno si guadagnano 89 minuti, che corrispondono al tempo medio impiegato dal lavoratore italiano, per recarsi al lavoro, oltre 7 giorni lavorativi all’anno.

Parte di questo tempo risparmiato viene in media reimpiegato nel lavoro, cioè mediamente lo smart worker “investe” gratuitamente nella propria azienda 21 minuti per ogni giorno di smart working (quasi 2 giorni all’anno). Un altro beneficio per l’azienda dunque, che l’adozione di un’organizzazione smart le porterebbe, è il ripensamento dei locali dedicati al lavoro, la riduzione degli spazi con minori consumi di energia ed esigenze di manutenzione.

Le condizioni contingenti e la necessità, poi, possono essere uno stimolo ad andare avanti con più determinazione e creatività nel mondo del lavoro. Bisogna tenere presente che inevitabilmente situazioni di crisi modificano profondamente e in modo stabile la nostra società.