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25. 04. 2024 03:58

Alberoni a Mi Tomorrow: «Affidiamoci alle donne per vincere la violenza»

A colloquio con Francesco Alberoni «Le donne devono provare a tirarsi fuori dal gorgo della voracità maschile della guerra»

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Ha superato i 92 anni, si muove con le stampelle ma non rinuncia a recarsi ovunque lo chiamino e rivela una passione da ragazzino. Anche quando si tratta di rispondere a Mi-Tomorrow sulla condizione della donna di oggi il sociologo Francesco Alberoni non si tira indietro mostrando una signorilità d’altri tempi.

Alberoni: «Milano per le donne è la città più europea d’Italia»

Professore, oggi siamo arrivati a una parità tra uomo e donna?
«Non ci siamo arrivati perché questi cambiamenti hanno tempi lunghi, questo di cui parliamo è un processo storico partito 30 anni fa, è stata una rivoluzione».

Una rivoluzione promossa dal femminismo?
«Non solo il femminismo ha concorso alla revisione del rapporto maschio-femmina e di tutta la famiglia: si è distrutta la struttura su cui dominava il maschio».

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Come vede le donne in questa nuova realtà?
«Bene, nei settori dove si affermano danno prove superiori rispetto agli uomini: sanno fare tante cose assieme mentre i maschi ne fanno solo una».

Maschi che ora si trovano un po’ in crisi…
«Gli uomini sono in difficoltà perché sono cambiati i valori. Basti pensare ad uno sport violento come la boxe che negli anni ‘50 e ‘60 aveva un grande successo – in quanto incarnava la violenza, il gusto della competizione che sono valori maschili – che oggi ha perso».

La donna ha altri valori?
«Certo, è affettiva e dolce, è più lieta pur avendo molti problemi e sa essere brava nel proprio lavoro».

Questa è la descrizione della donna occidentale?
«No, è di tutto il mondo».

Anche di quei paesi in cui la donna è in una posizione di inferiorità?
«Poco a poco diventeranno come le donne dei nostri Paesi».

Milano è più avanti di altre città?
«Assolutamente sì perché è una città internazionale, è la più europea d’Italia».

Da due mesi siamo precipitati in una crisi, provocata dalla guerra in Ucraina: quale ruolo può avere la donna in questo nuovo contesto?
«Le cose sono cambiate, dopo 70 anni di pace riaffiora lo spettro della guerra. Le donne devono provare a tirarsi fuori dal gorgo della voracità maschile della guerra».

Perché la violenza si abbatte soprattutto sulle donne?
«Ci sono elementi di violenza già nell’educazione dei figli, basta vedere i videogiochi o certi film, sono cose su cui intervenire».

Le donne hanno compito storico?
«Sì, tocca a loro portare avanti la cultura della non violenza, della pace».

Il fatto che le donne non vogliono fare figli fa parte dei cambiamenti degli ultimi decenni?
«Guardi che anche i maschi non vogliono figli: non li vuole la società perché siamo in troppi, è una selezione biologica».

In questo processo di emancipazione è possibile che le donne diventino come gli uomini?
«Non credo che lo diventeranno perché sono diverse. Le donne sono state capaci di vivere una grande trasformazione acquisendo valori notevoli, senza perdere la loro identità».

Possiamo concludere dicendo che le donne sono un motivo di speranza?
«Non voglio dire che tutto va bene ma penso che potranno fare cose buone, in modo particolare quando arriveranno a gestire il potere».

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