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25. 04. 2024 09:37

L’architetto Beltrami Gandola contro i Navigli aperti: «Meglio un boulevard verde»

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Il dibattito pubblico promosso dal Comune di Milano sulla riapertura dei Navigli sta conoscendo una coda imprevista. All’ultimo convegno sul tema il sindaco Giuseppe Sala ha rilanciato il progetto ipotizzando addirittura la riapertura di tutti i canali e non solo alcuni. Gli oppositori, però, non vogliono sapere di riportare in vita i Navigli. Tra gli irriducibili c’è sicuramente Luca Beltrami Gadola, architetto e direttore di Arcipelago Milano, che oltre a ribadire il no all’opera ha lanciato una controproposta.

Architetto, Sala ha messo da parte l’apertura parziale sostenendo quella totale da via Gioia alla Darsena e affidando a Metropolitana Milanese uno studio di progettazione: cosa ne pensa?
«Veramente non è questo il vero tema da affrontare».

Allora qual è?
«Il tema è che bisogna svolgere una consultazione con la quale si chiede ai cittadini se sono d’accordo con quest’opera e come vorrebbero realizzarla».

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Nel 2011 c’è già stato il referendum.
«Era un’altra cosa, riguardava la risistemazione della Darsena che si trovava in uno stato di abbandono e faceva solo un accenno generico alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi. Una vera consultazione popolare non è mai stata fatta: è vero che poi il Comune ha studiato la possibilità di fare un referendum che, però. la Corte dei Conti ha giudicato inammissibile perché i costi sarebbero stati eccessivi».

La volontà del Comune di fare il referendum comunque esisteva.
«Diciamo la verità: quando a Palazzo Marino hanno saputo che non si poteva svolgere hanno fatto salti di gioia».

Perché?
«Sapevano che avrebbero perso».

E’ sicuro?
«Certo, i milanesi non sono stupidi, sanno fare i conti: le spese per riattivare i Navigli non sono certo quelle che vengono presentate dal Comune».

Voi dite semplicemente no ai Navigli?
«Noi diciamo no a questo progetto, ma pensiamo che si possa fare una cosa diversa».

Di cosa si tratta?
«Pensiamo che si possa realizzare un grande boulevard alberato, che sarebbe un’alternativa viabilistica e paesaggistica capace di mitigare la circolazione e migliorare la vivibilità nella cosiddetta Cerchia Interna dei Navigli. Era stato studiato nell’800 e prevedeva già allora la copertura del Naviglio interno trasformato in un boulevard largo 18 metri: doveva connettere il verde dei giardini di via Fatebenefratelli, di porta Orientale, dei giardini della Guastalla arrivando poi a via San Gerolamo quindi al Foro Bonaparte e al Castello. E’ un progetto che, ovviamente, andrebbe attualizzato alla Milano del 2019».

Verde al posto dell’acqua?
«Certo, si potrebbe creare un grande anello verde destinato al solo traffico di accesso agli edifici della Cerchia, ai mezzi di soccorso, di emergenza e di sicurezza pubblica. Si realizzerebbe una Circle Line di mezzi elettrici, che la percorra nei due sensi di marcia, integrando il servizio con la futura M4».

Sarebbe uno spazio chiuso alle auto?
«Sarebbe un boulevard percorso dal solo traffico locale dove i ciclisti potrebbero muoversi liberamente anche in assenza di una ciclabile dedicata».

E i favorevoli ribattono:
«Riqualifichiamo la Conca di Viarenna»

L’associazione Riaprire i Navigli, al contrario di chi si oppone alla riapertura dei canali, sferza il Comune e propone di partire subito con la riqualificazione della Conca di Viarenna, secondo il progetto redatto nel 2014 da Empio Malara, a suo tempo approvato da Palazzo Marino e inserito nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche con uno stanziamento di 10 milioni di euro.

In una lettera al sindaco Sala, Roberto Biscardini a nome dell’associazione ha scritto: «In attesa della definizione del progetto integrale di MM e di un progetto finanziario complessivo, si può ritornare in qualche modo allo spirito di cinque anni fa, per riaprire la Conca di Viarenna e magari anche il tratto del Naviglio Martesana in via Melchiorre Gioia». E ancora: «Due interventi che hanno bisogno della “connessione idraulica sotterranea” prevista per la realizzazione delle cinque tratte e perché rappresentano comunque, a monte e a valle dell’intera riapertura dei Navigli, l’inizio coerente del progetto generale».


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