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16. 04. 2024 18:49

Olimpiadi Milano-Cortina, scatta il countdown: cinque anni all’inaugurazione

Domani mancherà un lustro all'avvio dei Giochi 2026: tra gli impianti, spunta l'idea dell'Arena per lo speed skating

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Il countdown dei cinque anni di attesa verso i Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026 partirà domani. Il 6 febbraio è il giorno in cui è prevista la cerimonia d’apertura allo stadio Meazza.

Countdown.  Quello attuale, come da dossier consegnato ai tempi al Comitato Olimpico Internazionale, ma nell’arco del quinquennio potrebbe anche diventare il nuovo San Siro su cui tanto stanno discutendo Comune di Milano, Inter e Milan.

Come ha sempre specificato Giovanni Malagò, non è uno dei punti che creano crucci al Cio, anche se nel momento in cui l’iter dovesse andare ancora per le lunghe (sicuramente non sarà più oggetto di dibattito fino al post-elezioni) si porrebbe un interrogativo di mera procedura: prima di abbattere il vecchio impianto, bisognerebbe avere definitivamente pronto quello nuovo.

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Nel frattempo, a livello di infrastrutture, l’assessore comunale allo sport Roberta Guaineri ha illustrato i passi più recenti in commissione olimpica lunedì scorso. La grande novità è che il Cio ha chiesto di utilizzare l’Arena Civica come una tra le sedi per lo svolgimento delle manifestazioni. In particolare il Comitato Olimpico vorrebbe capire se c’è o meno la possibilità di realizzare una pista sul ghiaccio adatta per lo speed skating, una delle discipline olimpiche previste tra cinque anni.

Quanto ai restanti lavori (i Giochi si svolgeranno in strutture già esistenti o temporanee per il 93%, come da linee guida del Cio) il Tar ha fermato il processo riguardante il PalaSharp accogliendo il ricorso di Forumnet riguardo al bando di Palazzo Marino, ma i lavori dovrebbero essere realizzati in un lasso di tempo compreso tra nove e dodici mesi e la consegna deve essere ultimata entro il 2025.

Dal punto di vista comunicativo, qualche settimana fa è stata lanciata la digital ambassador challenge, una sfida sui social per trovare il primo ambassador di Milano-Cortina 2026. Sedici i protagonisti di questa sfida, con profili che vanno dal travel al food blogger fino allo Youtuber, per una fan base complessiva di 4 milioni di follower. Il concorso terminerà il 21 febbraio.

I pattinatori Della Monica e Guarise si preparano alla sfida: «Milano casa nostra»

Di Milano sono diventati cittadini adottivi. Nicole Della Monica e Matteo Guarise, lei bergamasca e lui riminese di nascita, nel capoluogo lombardo hanno stabilito il quartier generale e ormai si sentono come fosse «casa nostra». Tra cinque anni, nella stessa città in cui provano e riprovano le coreografie di coppia del pattinaggio artistico, avranno la possibilità di affrontare i Giochi 2026 a tinte tricolori.

Come ci si sente pensando che mancano cinque anni?

Della Monica: «Non sono pochi, anche se poi quando ci si trova a finire i Giochi precedenti quattro passano velocissimi. Più si va avanti e più è difficile riprendersi. Il nostro è uno sport di sensazioni, di feeling».

Guarise: «Ogni volta guardi il quadriennio e pensi che manchi tanto, invece ti svegli e sei arrivato ai Giochi successivi. Altro che periodo sabbatico dopo la rassegna, di solito ci sono già altre competizioni da preparare».

Si pensa prima a Pechino 2022.

D: «Per noi sì, anche perché ormai è quasi alle porte. Manca poco più di un anno».

G: «Dal 22 al 28 marzo ci sarà il Mondiale di qualifica olimpica. Piano piano si comincia ad entrare nell’ottica. La speranza è arrivare in Cina con due coppie azzurre».

Come vi trovate a Milano?

G: «Tra le città che abbiamo girato può davvero considerarsi casa nostra. Siamo stati in Russia, in America, ma alla fine siamo sempre tornati qui. Dobbiamo ringraziare Federghiaccio e Fiamme Oro perché senza il loro supporto non sarebbe possibile prepararci a dovere».

Com’è allenarsi durante una pandemia?

D: «A parte la primissima quarantena, in cui abbiamo potuto allenarci solo in casa e sono saltati i Mondiali in Canada, da metà maggio in poi siamo riusciti a lavorare insieme. Purtroppo sono venute a mancare le gare, cancellate quasi tutte. La preparazione, in questo, è stata un po’ difficile».

Come avete vissuto il rischio, poi scongiurato, di vivere un’Olimpiade senza i colori dell’Italia?

D: «Le gare le fai lo stesso e se vinci hai vinto, ma l’onore di rappresentare il tuo Paese con la bandiera è grande. Se non si fosse trovato rimedio, oltre che ai Giochi estivi avremmo probabilmente avuto la stessa sorte per quelli invernali. Oltretutto a causa di qualcosa per la quale non avremmo potuto far nulla, trattandosi di una vicenda politica».

G: «Da mesi se ne parlava, ma noi atleti siamo talmente concentrati sulla preparazione che, finché non c’è stato il polverone, non abbiamo nemmeno realizzato. Non è immaginabile l’Olimpiade senza l’Italia».

Cosa cambia tra disputare i Giochi a Milano-Cortina e a Pechino?

D: «Quando abbiamo fatto il Mondiale a Milano nel 2018 ci siamo accorti di cosa voglia dire in positivo o in negativo. C’era tutta la gente venuta lì solo perché eravamo a Milano, la carica del pubblico ci ha dato ancora più forza. Per i Giochi immagino che l’effetto sarà ancora più grande».

 

 

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